Tumore avanzato, quando il trattamento è locale / Advanced tumor, when the treatment is local

Tumore avanzato, quando il trattamento è locale Advanced tumor, when the treatment is local


Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa



Termoablazione ed embolizzazione. Sono due delle tecniche di radiologia interventistica utilizzate per trattare le metastasi. Ne parliamo con Lorenzo Monfardini, radiologo interventista della Fondazione Poliambulanza di Brescia.
Per le donne con un tumore al seno avanzato che presentano poche metastasi, oltre alle cure sistemiche, come le chemioterapie, possono essere indicati dei trattamenti locali, cioè che vanno a colpire direttamente le metastasi, in particolare quelle del fegato e del polmone. E c'è una figura che sta assumendo sempre più importanza per la gestione della malattia, quella del radiologo interventista. La prima parola – “radiologo” – significa che è in grado di interpretare le immagini del nostro corpo prodotte da vari strumenti, come ecografia, Tac, Pet e risonanza magnetica; la seconda parola - “interventista” - vuol dire però che non si limita a leggere queste immagini, ma le usa come una guida per intervenire, in tempo reale, sugli organi, senza ricorrere alla chirurgia.
La fase avanzata della malattia. Nel caso del tumore al seno, il radiologo interventista non è presente nelle fasi iniziali della malattia: la biopsia di un nodulo nella ghiandola mammaria, infatti, viene eseguita da un radiologo esperto in senologia. “La nostra figura è invece importante nella fase avanzata, quando cioè vi è una paziente metastatica”, spiega Lorenzo Monfardini, radiologo interventista presso la Fondazione Poliambulanza di Brescia: “Nella maggior parte dei casi, le metastasi del tumore al seno colpiscono le ossa, il polmone e il fegato. In questo caso, la radiologia interventistica si occupa sia della diagnosi – con biopsie ossee, polmonari ed epatiche – sia, quando è possibile, dell'eventuale trattamento loco-regionale”.
L'importanza della biopsia della metastasi. La biopsia di una lesione dovrebbe essere sempre richiesta dall'oncologo, per avere la certezza che si tratti davvero di una metastasi del tumore alla mammella e per determinarne le caratteristiche biologiche, in base alle quali vengono decise le terapie farmacologiche più adatte. “Le biopsie vengono fatte in Day Hospital, in anestesia locale”, continua Monfardini: “Quest’ultima se fatta in maniera adeguata, cioè sotto guida radiologica, evita il dolore durante la successiva fase del prelievo. Per questo è importante che le biopsie siano eseguite da medici specializzati”.
Decisioni multidisciplinari. Il punto di partenza di qualsiasi percorso di cura sono le riunioni dell'équipe multidisciplinare. Sempre di più, infatti, le pazienti sono prese in carico non da un singolo medico, ma da un team formato da diversi specialisti. “O, almeno, così dovrebbe essere” - sottolinea il radiologo interventista: “In queste riunioni si stabilisce se è possibile ed è sensato intervenire direttamente sulle metastasi. Le finalità possono essere due: quella di eliminare le metastasi con trattamenti ablativi o quella di tenere sotto controllo la malattia. Nel primo caso si parla di pazienti con al massimo tre metastasi, non più grandi di 2 centimetri”.
Le tecniche ablative. Ma quali tecniche si usano per eliminare le metastasi, quando possibile? “Prima di tutto va detto che qualsiasi intervento viene condiviso e concordato con l'oncologo”, risponde Monfardini. “Per le lesioni del polmone e del fegato, i trattamenti possono essere ablativi e ci sono più di 5 diverse metodiche. Si può utilizzare, per esempio, la termoablazione: si inserisce un ago all'interno della lesione e si sviluppa calore con l'obiettivo di 'bruciare' le cellule malate. Per fare questo si può usare la corrente elettrica o le microonde. Oppure si può usare la crioablazione: sempre tramite un ago, si sviluppa una temperatura così bassa nella metastasi da mandare il tessuto in necrosi. Nessuno ha mai dimostrato la superiorità di una metodica rispetto a un'altra: quello che conta è la tecnologia disponibile nell’ospedale e l’esperienza del radiologo interventista. Il consiglio è sempre quello di scegliere un centro di riferimento, dove si fanno molti di questi interventi”.
Fegato, le tecniche per limitare la malattia. Per tenere sotto controllo il tumore, solo per il fegato e sempre in accordo con l'oncologo, si può ricorrere a tre tecniche, spiega lo specialista: “L'embolizzazione arteriosa epatica - il cui obiettivo è chiudere i vasi che portano il sangue alle lesioni metastatiche per renderle necrotiche, cioè morte, - la chemioembolizzazione, che è una procedura analoga, ma in cui si somministra anche un farmaco direttamente nella lesione, e la radioembolizzazione, in cui si somministra un radiofarmaco che uccide il tumore emettendo piccole dosi di radiazioni. L'obiettivo con cui si fanno questi trattamenti aggiuntivi per il fegato è cercare di aumentare la sopravvivenza. È importante sottolineare che sono terapie già in uso da molti anni, non sperimentali né alternative, come spesso le persone credono, e che si fanno in aggiunta ad altre come la chemioterapia. Perché non va dimenticato che il tumore al seno è una malattia sistemica, non locale”.
Per le metastasi ossee. Come si interviene, invece, sulle metastasi ossee, che sono le più frequenti? Nei casi di metastasi ossee, la figura di riferimento è il radioterapista. La radioterapia, infatti, può essere utile sia per trattare le lesioni, sia per ridurre il dolore (radioterapia antalgica). Il radiologo interventista, invece, è chiamato in causa quando la radioterapia non si dimostra efficace o richiede dei dosaggi eccessivi: “Qui – conclude Monfardini – lo scopo del radiologo interventista può essere quello di lenire il dolore o di consolidare le fratture in corrispondenza di metastasi particolarmente estese, tramite iniezioni di cemento per consolidare le ossa”.
ENGLISH
Thermoablation and embolization. They are two of the interventional radiology techniques used to treat metastases. We talk about it with Lorenzo Monfardini, interventionist radiologist of the Poliambulanza Foundation in Brescia.
For women with advanced breast cancer who have few metastases, in addition to systemic healing, such as chemotherapy, local treatments can be indicated, that is, they directly affect metastases, especially those of the liver and lung. And there is a figure that is becoming increasingly important for the management of the disease, that of the interventionist radiologist. The first word - "radiologist" - means that it is able to interpret the images of our body produced by various instruments, such as ultrasound, Tac, Pet and magnetic resonance imaging; The second word - "interventionist" - means, however, that it does not just read these images, but uses them as a guide to intervene in real time on the organs without resorting to surgery.
The advanced phase of the disease. In the case of breast cancer, the interventionist radiologist is not present at the initial stages of the disease: the biopsy of a nodule in the breast gland is, in fact, performed by a radiologist experienced in senology. "Our figure is important in the advanced phase, when there is a metastatic patient," says Lorenzo Monfardini, interventionist radiologist at the Poliambulanza Foundation in Brescia: "In most cases, breast cancer metastases affect the bones, lungs and liver. In this case, interventional radiology deals with both the diagnosis - bone, lung and liver biopsies - and, where possible, local-regional treatment. "
The importance of biopsy of metastasis. The biopsy of a lesion should always be demanded by the inoculum, to be sure that it is really a breast cancer metastasis and to determine its biological characteristics, according to which the most appropriate pharmacological therapy is decided. "The biopsies are made in Day Hospital, in local anesthesia," says Monfardini. "The latter, if properly done, that is under radiological guidance, avoids the pain during the next stage of the withdrawal. That is why it is important that biopsies are performed by specialized doctors. "
Multidisciplinary decisions. The starting point of any care path is the meetings of the multidisciplinary team. More and more, in fact, patients are taken over not by a single physician, but by a team formed by several specialists. "Or, at least, so it should be," said the interventionist radiologist. "These meetings determine whether it is possible and it is sensible to intervene directly on metastases. The goals can be two: to eliminate metastases with ablative treatments or to keep the disease under control. In the first case we talk about patients with up to three metastases, no larger than 2 inches. "
The ablative techniques. But what techniques are used to eliminate metastases whenever possible? "First of all it should be said that any intervention is shared and agreed with the oncologist," Monfardini replies. "For lung and liver lesions, treatments may be ablative and there are more than 5 different methods. For example, thermo-ablation can be used: inserts a needle inside the lesion and heat develops with the goal of 'burning' the diseased cells. To do this you can use the power or the microwave. Or you can use cryoablation: always through a needle, such a low temperature develops in the metastasis to send the tissue into necrosis. Nobody has ever demonstrated the superiority of a methodology with respect to another: what matters is the technology available in the hospital and the interventionist radiologist's experience. The advice is always to choose a reference center, where many of these interventions are done. "
Liver, techniques to limit the disease. To control the tumor, only for the liver and always in agreement with the oncologist, three techniques can be used, the specialist says: "Hepatic arterial embolization - the goal of which is to close blood vessels to the blood metastatic lesions to make them necrotic, ie death, - chemioembolization, which is a similar procedure but where a drug is also administered directly in the lesion, and radioembolization, in which a radiopharmaceutical that kills the tumor is administered by emitting small doses of radiation . The goal with which these additional liver treatments are made is to try to increase survival. It is important to emphasize that therapies have been in use for many years, not experimental or alternative, as people often believe, and that they are in addition to others such as chemotherapy. Why not forget that breast cancer is a systemic illness, not a local one. "
For bone metastases. How does it intervene, on the bone metastases, which are the most frequent? In cases of bone metastases, the reference figure is the radiotherapist. In fact, radiotherapy can be useful both to treat the lesions and to reduce pain (antalgic radiotherapy). The interventionist radiologist, however, is called into question when radiotherapy does not prove effective or requires excessive doses: "Here, Monfardini concludes, the purpose of the interventionist radiologist may be to relieve pain or to consolidate fractures at metastases particularly extensive, by injecting cement to consolidate the bones. "
Da:
https://www.galileonet.it/2017/11/tumore-avanzato-trattamento-locale/

Commenti

  1. Non sapevo di queste tecniche mininvasive.Complimenti e auguri per un futuro sempre migliore.

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