Alzheimer, scoperto un meccanismo alla base della perdita di memoria / Alzheimer's, discovered a mechanism underlying the loss of memory

Alzheimer, scoperto un meccanismo alla base della perdita di memoria / Alzheimer's, discovered a mechanism underlying the loss of memory

Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa


(Foto: Pixabay)
(Foto: Pixabay)

La riduzione della dopamina prodotta in una piccola zona del cervello, chiamata area tegumentale ventrale, potrebbe avere un ruolo nello sviluppo della malattia. Lo studio di due ricercatori italiani

Scoperto un nuovo possibile meccanismo utile per individuare precocemente l’Alzheimer: la perdita di memoria potrebbe essere legata alla riduzione della produzione di dopamina nel cervello. A mostrarlo sono due ricercatori italiani che lavorano presso il Dipartimento di neuroscienze l’Università di Sheffield, nel Regno Unito, i quali hanno ottenuto il risultato per la prima volta sull’essere umano. La chiave si troverebbe in una piccola regione cerebrale, chiamata area tegumentale ventrale, che non produrrebbe un’adeguata quantità di dopamina. E questa carenza potrebbe essere responsabile anche del minor funzionamento di specifiche zone del cervello, deputate alla formazione e all’accumulo dei nuovi ricordi. Il risultato, pubblicato su The Journal of Alzheimer’s Disease, potrebbe rappresentare un campanello d’allarme per individuare la presenza di Alzheimer.
I ricercatori, Matteo De Marco e Annalena Veneri, hanno coinvolto 110 partecipanti, di cui 51 in salute, senza alcun disturbo, 30 con un disturbo neurocognitivo lieve (una fase intermedia che spesso precede la demenza) e i restanti 29 altri con diagnosi di Alzheimer di intensità media.
L’analisi si è basata sulla risonanza magnetica cerebrale, che ha permesso di visualizzare sul cervello umano un risultato che era già stato osservato nel modello murino, confermandone la validità anche nell’uomo.
In base ai risultati, se dalla risonanza la dimensione dell’area tegumentale ventrale risultava ridotta, anche l’ippocampo, una regione cerebrale che è il regno della memoria, era più piccolo. E viceversa, tanto maggiore era la dimensione di queste due aree, tanto più elevata la capacità di ricordare, soprattutto negli adulti in salute. Con il risultato che la presenza di questo campanello d’allarme potrebbe essere utilizzata per uno screening precoce dell’Alzheimer. “I nostri risultati”, ha spiegato il primo autore Annalena Veneri, “suggeriscono che se una piccola zona in cui si trovano le cellule nervose, chiamata area tegumentale ventrale, non produce la corretta quantità di dopamina per l’ippocampo, un piccolo organo che si trova all’interno del lobo temporale, l’ippocampo non lavora in maniera efficace”.
L’ippocampo è la regione cerebrale dove avviene la formazione dei ricordi e della trasformazione della memoria a breve termine in quella a lungo termine e fra l’altro è coinvolto nelle abilità di orientarsi nello spazio. La dopamina, invece, è un neurotrasmettitore (una molecola) molto importante per diverse funzioni fisiologiche e in particolare per la regolazione della risposta emotiva: ad esempio è coinvolta nel circuito della ricompensa, intesa come gratificazione in seguito ad un’azione svolta. Ma questo neurotrasmettitore sembra dunque avere un ruolo anche nella formazione della memoria, dato che viene utilizzato da specifiche cellule nervose, che svolgono nell’ippocampo un’attività associata all’accumulo dei ricordi.
“Sono necessari altri studi”, prosegue Veneri, “ tuttavia questo risultato potrebbe aprire nuovi percorsi di screening fra gli anziani per individuare i primi segnali dell’Alzheimer, cambiando il modo con cui vengono svolte e interpretate le indagini di risonanza magnetica e utilizzando prove per testare la memoria differenti”. E, sempre secondo gli autori, potrebbe aiutare ad identificare nuove strategie per un trattamento precoce. Ricordando che attualmente la malattia viene spesso individuata quando c’è già un danno cognitivo rilevante, individuare i primi segnali potrebbe essere un’arma importante per limitare i sintomi e rallentare la progressione della malattia.
ENGLISH
The reduction of dopamine produced in a small area of ​​the brain, called the ventral tegumental area, could play a role in the development of the disease. The study of two Italian researchers
Discovered a new possible mechanism useful for early detection of Alzheimer's: loss of memory could be linked to the reduction of dopamine production in the brain. This is shown by two Italian researchers working at the Department of Neurosciences at the University of Sheffield, in the United Kingdom, which have achieved the result for the first time on human beings. The key would be in a small brain region, called the ventral tegumental area, which would not produce an adequate amount of dopamine. And this deficiency could also be responsible for the minor functioning of specific areas of the brain, responsible for training and the accumulation of new memories. The result, published in The Journal of Alzheimer's Disease, could be a wake-up call to identify the presence of Alzheimer's.
The researchers, Matteo De Marco and Annalena Veneri, involved 110 participants, of whom 51 were healthy, without any disturbance, 30 with a mild neurocognitive disorder (an intermediate phase that often precedes dementia) and the remaining 29 others diagnosed with Alzheimer's average intensity.
The analysis was based on the cerebral magnetic resonance, which allowed to visualize on the human brain a result that had already been observed in the mouse model, confirming its validity also in humans.
Based on the results, if from the resonance the size of the ventral tegumental area was reduced, also the hippocampus, a brain region that is the realm of memory, was smaller. And vice versa, the greater the size of these two areas, the higher the ability to remember, especially in healthy adults. With the result that the presence of this alarm bell could be used for an early screening of Alzheimer's. "Our results", explained the first author, Annalena Veneri, "suggest that if a small area in which the nerve cells are located, called the ventral tegumental area, does not produce the correct amount of dopamine for the hippocampus, a small organ that it is inside the temporal lobe, the hippocampus does not work effectively ".
The hippocampus is the brain region where the formation of memories and the transformation of short-term memory takes place in the long-term and among other things is involved in the ability to orientate in space. Dopamine, on the other hand, is a neurotransmitter (a molecule) very important for different physiological functions and in particular for the regulation of emotional response: for example it is involved in the reward circuit, understood as gratification following an action performed. But this neurotransmitter seems to play a role also in the formation of memory, since it is used by specific nerve cells, which carry out in the hippocampus an activity associated with the accumulation of memories.
"Other studies are needed", Veneri continues, "however this result could open new screening pathways among the elderly to identify the first signs of Alzheimer's disease, changing the way in which magnetic resonance investigations are performed and interpreted and using tests for test different memory ". And, according to the authors, it could help identify new strategies for early treatment. Recalling that currently the disease is often identified when there is already significant cognitive impairment, identifying the first signs could be an important weapon to limit the symptoms and slow down the progression of the disease.
Da:
https://www.wired.it/scienza/medicina/2018/03/28/dopamina-alzheimer-memoria/

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