Coronavirus, cose che (ancora) non sappiamo / Coronavirus, things we (still) don't know

Coronavirus, cose che (ancora) non sappiamo Coronavirus, things we (still) don't know


Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa /  Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa


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Mai nessuna minaccia sanitaria per la nostra specie è stata studiata così intensamente, e con così tanta tecnologia e conoscenza scientifica, quanto ora si stia facendo per il minuscolo coronavirus Sars-Cov-2. In fondo abbiamo imparato a riconoscerlo e identificarlo appena qualche settimana fa: l’abbiamo isolato e ne abbiamo sequenziato il genoma a gennaio, gli abbiamo dato un nome a metà febbraio e in meno di un trimestre da quando si ha contezza della sua pericolosità abbiamo già buone informazioni sul modo in cui agisce nel nostro corpo, sulla sua effettiva letalità e su quali tipi di farmaci diano più speranze di successo. Ancora però non possiamo dire di sapere tutto del nuovo coronavirus, ma anzi ci sono diversi aspetti fondamentali che sono ancora poco conosciutiincertio del tutto ignoti.

Il coronavirus provoca attacchi cardiaci?

La risposta breve è che sì, la Covid-19 può in generale determinare manifestazioni cliniche simili a quelle di un infarto. Quello che non è noto, invece, è quale sia la frequenza di questi effetti cardiocircolatori, che cosa ne favorisca la comparsa e se si tratti di una manifestazione primaria oppure di una conseguenza secondaria dell’infezione virale.
Quello che sappiamo, come confermano almeno due pubblicazioni scientifiche da parte di medici cinesi e italiani, è che in diversi pazienti positivi al coronavirus si è venuto a creare un quadro clinico simile a quello tipico dell’infarto del miocardio, con tanto di valori anomali della proteina sentinella troponina. Il New York Times, inoltre, ha raccontato di alcuni pazienti creduti dei classici infartuati che in realtà si è scoperto avessero la Covid-19 e non presentassero una storia clinica tale da giustificare un infarto, vista la giovane età e l’assenza di particolari fattori di rischio cardiocircolatorio.
Al momento il principale known unknown su questo aspetto è se gli attacchi cardiaci siano determinati dall’azione diretta del coronavirus sul cuore – ossia se ci siano pazienti in cui l’infezione si manifesta sul muscolo cardiaco anziché a livello polmonare – o se invece si tratti di un effetto collaterale della risposta del sistema immunitario all’infezione respiratoria. La cascata infiammatoria dovuta alla reazione immunitaria a Sars-Cov-2, infatti, potrebbe provocare un tale rilascio anomalo di citochine da danneggiare il tessuto cardiaco.
Questa incertezza apre anche a due questioni importanti, una di natura clinica e l’altra prettamente statistica. Dal punto di vista della gestione dei pazienti che superano l’infezione, resta da capire se gli eventuali danni provocati al cuore siano tutti reversibili o se ne restino tracce permanenti. Sul fronte del monitoraggio epidemiologico, invece, l’evidenza che in alcuni pazienti la Covid-19 si manifesti a livello cardiocircolatorio anziché respiratorio potrebbe portare a un ricalcolo delle vittime del coronavirus, includendo anche persone finora ritenute morte per altre cause.
C’è la possibilità che qualcuno dei vaccini già esistenti possa garantire una parziale protezione anche contro Sars-Cov-2. In questo senso uno dei candidati è il vaccino Bcg, l’unico che ancora oggi contiene un ceppo vivo e indebolito di un batterio. Usato attualmente contro la tubercolosi, garantisce un’immunità stimata intorno al 60% nei bambini, e si stanno avviando studi per capire se possa accadere qualcosa di simile anche per il nuovo coronavirus. La speranza (che al momento non è più che un semplice wild guess) è che il Bcg possa potenziare la nostra immunità innata e – proprio come accade per diverse altre infezioni batteriche e virali – possa darci una mano anche contro Sars-Cov-2.
ENGLISH

Never before has any health threat to our species been studied so intensely, and with so much technology and scientific knowledge, as is now being done for the tiny coronavirus Sars-Cov-2. After all, we learned to recognize it and identify it just a few weeks ago: we isolated it and sequenced its genome in January, we gave it a name in mid-February and in less than a quarter since we are aware of its danger we already have good information on how it acts in our body, on its actual lethality and on what types of drugs give the most hope for success. However, we still cannot say we know all about the new coronavirus, but indeed there are several fundamental aspects that are still little known, uncertain, or completely unknown.

Does coronavirus cause heart attacks?

The short answer is that yes, Covid-19 can generally lead to clinical manifestations similar to those of a heart attack. What is not known, however, is what the frequency of these cardiovascular effects is, what promotes their appearance and whether it is a primary manifestation or a secondary consequence of the viral infection.

What we know, as confirmed by at least two scientific publications by Chinese and Italian doctors, is that in several coronavirus-positive patients a clinical picture similar to that typical of myocardial infarction has been created, complete with anomalous values ​​of the troponin sentinel protein. The New York Times also told of some patients believed to be infarcted classics who actually turned out to have Covid-19 and did not present a clinical history to justify a heart attack, given the young age and the absence of particular factors of cardiovascular risk.

At the moment the main known unknown on this aspect is whether heart attacks are determined by the direct action of the coronavirus on the heart - that is, if there are patients in whom the infection occurs on the heart muscle rather than at the lung level - or if it is instead a side effect of the immune system's response to respiratory infection. The inflammatory cascade due to the immune reaction to Sars-Cov-2, in fact, could cause such an abnormal release of cytokines to damage the heart tissue.

This uncertainty also opens up two important questions, one of a clinical nature and the other purely statistical. From the point of view of the management of patients who overcome the infection, it remains to be seen whether any damage to the heart is all reversible or whether permanent traces remain. On the epidemiological monitoring front, however, the evidence that in some patients Covid-19 occurs at a cardiovascular rather than a respiratory level could lead to a recalculation of the coronavirus victims, also including people hitherto believed to have died from other causes.

There is the possibility that some of the already existing vaccines may also guarantee partial protection against Sars-Cov-2. In this sense, one of the candidates is the BCG vaccine, the only one that still contains a live and weakened strain of a bacterium. Currently used against tuberculosis, it guarantees an estimated immunity of around 60% in children, and studies are underway to understand if something similar could happen for the new coronavirus. The hope (which at the moment is no more than a simple wild guess) is that the Bcg can enhance our innate immunity and - just like it happens for various other bacterial and viral infections - it can also help us against Sars-Cov-2.
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