A me gli occhi, le aree cerebrali coinvolte nell'ipnosi / To my eyes, the cerebral areas involved in hypnosis.


A me gli occhi, le aree cerebrali coinvolte nell'ipnosi / To my eyes, the cerebral areas involved in hypnosis.


Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa





Durante lo stato di ipnosi lo scambio di informazioni tra specifiche aree cerebrali risulta alterato rispetto a una situazione normale. Questa scoperta fa sperare che in futuro sia possibile applicare in sede medica l'ipnosi anche alle molte persone che non sono naturalmente suscettibili a questa tecnica.

Lo stato di ipnosi è collegato con variazioni nell'attività dei neuroni di specifiche aree cerebrali. A identificare questa correlazione è stato un gruppo di neuroscienziati della Stanford University che firmano un articolo su "Cerebral Cortex".

È stato dimostrato che nei pazienti che possono essere facilmente ipnotizzati - circa una persona su dieci in generale - questa tecnica è efficace nel ridurre il dolore cronico, il dolore del parto e quello connesso ad altre procedure mediche. Il risultato dei ricercatori di Stanford potrebbe quindi suggerire un modo per applicare l'ipnosi anche alle persone che non sono naturalmente suscettibili a questa tecnica.

Finora le ricerche sull'ipnosi si sono concentrate sugli effetti, sul dolore, sulla visione e su altre forme di percezione, mentre David Spiegel e colleghi hanno studiato l'ipnosi in sé.

Gli scienziati hanno effettuato scansioni di risonanza magnetica funzionale su 36 soggetti classificati come altamente ipnotizzabili, sia prima sia durante la trance. Poi hanno confrontato queste risonanze con quelle di un gruppo di controllo di persone fortemente refrattarie all'ipnosi. In questo modo i ricercatori hanno scoperto nei soggetti ipnotizzabili una diminuzione dell'attività nella parte dorsale della corteccia cingolata anteriore, "come se la persona - spiega Spiegel - fosse così assorta in qualcosa da non badare a null'altro".

Inoltre, Spiegel e colleghi hanno osservato un aumento dell'attività di collegamento tra altre due aree del cervello, la corteccia prefrontale dorsolaterale e l'insula, collegamento coinvolto nel controllo cerebrale di ciò che sta avvenendo nel corpo.

È 
invece apparso ridotto lo scambio di informazioni tra corteccia prefrontale dorsolaterale e corteccia prefrontale mediale da un lato e la corteccia cingolata posteriore dall'altro. In particolare sono apparse particolarmente colpite dalla riduzione le reti di queste aree che più partecipano alla cosiddetta attività di default, quella sorta di "rumore di fondo" che caratterizza il cervello anche quando è a riposo.

Secondo i ricercatori, la riduzione di quest'ultima attività è correlata allo scollamento fra le azioni della persona ipnotizzata e la sua consapevolezza di quelle azioni. In altre parole, una persona può fare qualcosa (l'azione suggerita dall'ipnotizzatore) impegnando solo le aree strettamente necessarie allo svolgimento del compito, ma senza investire alcuna risorsa mentale per monitorare lo svolgimento ed esserne consapevole.

ENGLISH

During hypnosis, the exchange of information between specific brain areas is altered with respect to a normal situation. This discovery suggests that in the future it is possible to apply hypnosis at the medical facility to many people who are not naturally susceptible to this technique.

The state of hypnosis is related to variations in the activity of neurons of specific brain areas. To identify this correlation was a group of neuroscientists at Stanford University who signed an article on "Cerebral Cortex".

It has been shown that in patients who can be hypnotized easily - about one in ten people in general - this technique is effective in reducing chronic pain, birth pain, and related to other medical procedures. The result of Stanford researchers could therefore suggest a way to apply hypnosis to people who are not naturally susceptible to this technique.

So far, hypnosis research has focused on effects, pain, vision, and other forms of perception, while David Spiegel and colleagues have studied hypnosis in themselves.

Scientists have performed functional magnetic resonance imaging on 36 subjects classified as highly hypnotizable both before and during trance. Then they compared these resonances with those of a control group of highly refractory people to hypnosis. In this way, researchers discovered hypnotizing a decrease in activity at the back of the anterior crawler bark, "as if the person - Spiegel explains - was so absorbed in something to ignore nothing else."

In addition, Spiegel and colleagues observed an increase in the linkage between two other areas of the brain, the dorsolateral prefrontal cortex and the insula, a link involved in brain control of what is happening in the body.


It's instead, the exchange of information between the prefrontal cortex dorsolateral and the prefrontal medial cortex on one side and the back cingulate cortex on the other side that appeared to be reduced. In particular, they were particularly affected by the reduction of networks in these areas that are more involved in the so-called default activity, that kind of "background noise" that characterizes the brain even when it is at rest.

According to the researchers, the reduction of this activity is related to the collapse of the actions of the hypnotized person and his awareness of those actions. In other words, a person can do something (the action suggested by the hypnotist) by engaging only the areas strictly necessary to carry out the task, but without investing any mental resource to monitor the progress and be aware of it.


Da:

http://www.lescienze.it/news/2016/07/29/news/aree_cerebrali_attivate_disattivate_ipnosi-3178774/

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