CALCIFICAZIONI CORONARICHE E INFARTO MIOCARDICO / CORONARIC CALCIFICATIONS AND MIOCARDIC INFART
CALCIFICAZIONI CORONARICHE E INFARTO MIOCARDICO / CORONARIC CALCIFICATIONS AND MIOCARDIC INFART
Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa
COSA SONO LE CALCIFICAZIONI
Parliamo di depositi di sali di calcio in tessuti e organi. Il processo di questo tipo più conosciuto è sicuramente quello che interessa il tessuto osseo, ma può comparire anche in altri luoghi, soprattutto con l’avanzare dell’età. Esistono, infatti, calcificazioni di tre tipi: 1) Distrofiche, quando il deposito di sali di calcio avviene su tessuti già alterati, 2) Metastatiche, quando il deposito avviene su tessuti sani ed è dovuto a una eccessiva quantità di calcio nel sangue, 3) Eterotopiche, quando, infine, le calcificazioni si presentano in sedi dove normalmente non appaiono e non sembrano avere una causa evidente. Le calcificazioni che si possono osservare nelle arterie appartengono alla prima categoria e, infatti, sono molto comuni nei vasi affetti da aterosclerosi.
COME SI MISURANO LE CALCIFICAZIONI DISTROFICHE
La ricerca di calcificazione sulle pareti delle arterie viene eseguita tramite il calcium screening, un esame che permette di individuare i depositi, per poi mostrarne l’entità con il calcium score index (CSI). Questo valore indica proprio la presenza e l’entità della calcificazione e molti studi sembrano confermare che può essere considerato un fattore di rischio indipendente. In particolare, la presenza di calcificazioni nelle coronarie, ma anche nelle carotidi e in altre arterie, avrebbe un potere predittivo negativo pari quasi al 100%, ma anche uno positivo compreso tra il 20 e il 35%. Questo significa che se la presenza di calcificazioni è un campanello d’allarme per le malattie coronariche, la sua assenza è invece un segnale di un buono stato di salute dei vasi sanguigni, anche se non esclude completamente la possibilità che vi sia una patologia a carico delle arterie.
OGNI PLACCA CALCIFICA RAPPRESENTA UN PERICOLO
Secondo l’ American Heart Association (AHA) una placca calcifica corrisponde a un ateroma tipo Vb, cioè una lesione piuttosto severa. Infatti, un individuo con calcificazioni coronariche non è più considerato solo un soggetto a rischio per le malattie cardiovascolari, ma è un soggetto con una malattia aterosclerotica in corso. Come è facilmente intuibile, l’entità delle calcificazioni influisce sulla gravità della malattia. Più le placche sono numerose e di grandi dimensioni, maggiore sarà la stenosi (cioè il restringimento) del vaso da esse provocato. E maggiore è la stenosi dell’arteria, più alto sarà il rischio di eventi cardiovascolari gravi. Numerosi studi, infatti, hanno evidenziato un’associazione tra la severità delle calcificazioni, e quindi delle stenosi, e la frequenza di infarto miocardico. In particolare, sembrerebbe che la sola presenza di calcio, anche in quantità minima, aumenta il rischio di eventi cardiovascolari gravi del 3% ogni anno, mentre in sua assenza il rischio è pari allo 0,12% per ogni anno.
FATTORI DI CALCIFICAZIONE
I fattori che possono favorire la comparsa di calcificazioni sono diversi. Diversi studi hanno messo in evidenza che le calcificazioni sono più frequenti negli uomini rispetto alle donne. Sembrerebbe che i primi abbiano valori totali di calcium score index pari a quelli di donne più vecchie di 15 anni. Inoltre, vi sono alcune patologie e abitudini che concorrono a mettere in pericolo la salute delle nostre arterie. Calcificazioni sono state trovate nel 75% di individui con diabete mellito, nel 50% dei soggetti con ipertensione arteriosa e nel 63% dei fumatori.
CALCIFICAZIONI NELLE ARTERIE VERO CAMPANELLO D’ALLARME
Le persone che hanno calcificazioni all’interno delle arterie corrono un rischio 28 volte maggiore di essere colpiti da un evento cardiaco grave rispetto a coloro che non ne hanno. Essere fumatori, poi, peggiora ulteriormente la situazione: tra individui che hanno depositi di calcio, gli eventi cardiaci gravi si manifestano con una frequenza doppia nei fumatori (11%) rispetto ai non fumatori (5,4%).
La presenza di calcificazioni nelle arterie è dunque un importante campanello d’allarme che deve spingere a prendersi cura del proprio organismo. Il nostro medico saprà sicuramente darci le indicazioni migliori per il nostro caso specifico: seguiamole con fiducia e potremo contribuire a evitare l’insorgere di patologie più gravi.
La presenza di calcificazioni nelle arterie è dunque un importante campanello d’allarme che deve spingere a prendersi cura del proprio organismo. Il nostro medico saprà sicuramente darci le indicazioni migliori per il nostro caso specifico: seguiamole con fiducia e potremo contribuire a evitare l’insorgere di patologie più gravi.
È LA PARETE INTERNA DELLE ARTERIE AD ESSERE PRESA DI MIRA
L’aterosclerosi colpisce le pareti delle arterie: su di esse si depositano sostanze di varia natura lipidica, come trigliceridi e colesterolo. Il loro accumulo porta alla formazione di superfici in rilievo (ateromi o placche aterosclerotiche) che provocano un restringimento del lume delle arterie che riduce il flusso sanguigno. Inoltre, causano la perdita di elasticità dei vasi rendendo il passaggio del sangue ancora più difficoltoso. Se le placche sono di grandi dimensioni (trombi) possono anche provocare l’ostruzione completa del vaso. Da esse, possono poi staccarsi piccoli frammenti (emboli) che, trasportati dal sangue, possono ostruire vasi più piccoli. I tessuti e gli organi al di là del blocco non sono più irrorati e ossigenati: il danno che ne consegue può essere più o meno grave, dalla sofferenza alla morte delle zone colpite.
BASTA LA PRESENZA DI CALCIO PER DIRE CHE SIAMO A RISCHIO
La presenza di calcificazioni alle pareti arteriose delle coronarie indica effettiva sussistenza di malattia coronarica. L’entità delle calcificazioni è proporzionale all’entità della placca. Le calcificazioni coronariche aumentano in genere con l’età. Tendono ad essere più comuni nelle placche complesse, con necrosi ed emorragie. Il numero e la severità delle stenosi coronariche e la frequenza degli eventI di infarto miocardico sono correlate con l’entità della placca stessa. Grazie alle stime espresse dal calcium score index, si evince ad esempio che le entità delle calcificazioni coronariche è maggiore nel sesso maschile.
LE RICERCHE DEGLI ULTIMI ANNI CONVERGONO SULLA RESPONSABILITÀ DEL CALCIO
Secondo le ricerche del cardiologo Raggi (2001) i soggetti che presentano un calcium score index >160 presentano una significativa probabilità di coronaropatia ostruttiva con incremento significativo di eventi cardiaci nei 30 mesi successivi. Raph Haberl (2001) conferma che l’esclusione di calcificazioni coronariche caratterizza un gruppo sostanziale di pazienti che hanno una probabilità molto bassa di avere stenosi coronariche di significato clinico. Dai punteggi di Arthur Agatson (cardiologo di Miami, noto per la dieta South Beach sponsorizzata dalla Kraft Corp), se un uomo di 50 anni ha uno score di 56 è sostanzialmente libero da malattia coronarica. Ma se lo score sale a 217, lo stesso paziente presenta un alto rischio di stenosi coronariche.
LE CALCIFICAZIONI SONO PIÙ FREQUENTI NEI MASCHI CHE NELLE FEMMINE
Gli uomini dimostrano valori totali di calcium score uguali a quelli delle donne più vecchie di 15 anni.
Le calcificazioni coronariche sono prevalenti nei soggetti con diabete mellito (75%), nei fumatori(63%) ed in quelli con ipertensione arteriosa (50%).
Le probabilità di soffrire di un evento cardiaco maggiore nei pazienti con calcificazioni coronariche è
28 volte maggiore rispetto a quelli che non ne hanno.
Il fumo aggiunge valore prognostico alle calcificazioni coronariche.
Infatti, tra i soggetti con calcificazioni, i fumatori presentano una frequenza di eventi cardiaci doppia rispetto ai non fumatori (11%, fumatori e 5,4% non fumatori).
Le calcificazioni coronariche sono prevalenti nei soggetti con diabete mellito (75%), nei fumatori(63%) ed in quelli con ipertensione arteriosa (50%).
Le probabilità di soffrire di un evento cardiaco maggiore nei pazienti con calcificazioni coronariche è
28 volte maggiore rispetto a quelli che non ne hanno.
Il fumo aggiunge valore prognostico alle calcificazioni coronariche.
Infatti, tra i soggetti con calcificazioni, i fumatori presentano una frequenza di eventi cardiaci doppia rispetto ai non fumatori (11%, fumatori e 5,4% non fumatori).
IL VERO PROBLEMA NON PARE ESSERE IL CORE LIPIDICO MA IL CALCIO STESSO
In uno studio apparso su Circulation nel 2004, Shoichi Ehara, usando gli ultrasuoni intravascolari (IVUS) ha dimostrato come la frequenza ed il tipo dei depositi di calcio differisse nella ”Culprit Lesion” dei pazienti con infarto miocardio acuto, angina instabile, angina stabile. Il numero dei depositi calcifici era più alto nei pazienti con infarto miocardio acuto che con angina stabile, ma in questi ultimi essi erano più lunghi, più estesi. Nei pazienti con infarto miocardio acuto, tipicamente, le calcificazioni si presentavano a chiazze non uniformi (Spotty calcifications). Di conseguenza, l’idea attuale della placca vulnerabile è vacillante. Forse il vero problema non è il core lipidico, ma il calcio.
GENETICA ED EREDITARIETÀ C’ENTRANO POCO
Le calcificazioni coronariche non sono stabili e statiche. Infatti, in uno studio su 1064 donne sottoposte a terapia ormonale sostitutiva con estrogeni (HRT) per 7.4 anni si è ottenuto il 46% in meno di incidenza delle placche calcifiche, rispetto a a quelle non trattate con estrogeni (placebo).
Recenti studi clinici hanno dimostrato che le calcificazioni coronariche hanno un potere predittivo importante anche nei soggetti anziani con età superiore a 70 anni. Ciò è evidente nsia nel “Rotterdam Coronary Calcification study”(Circulation, July 26, 2005) che nello studio di Raggi (July 2008).
Recenti studi clinici hanno dimostrato che le calcificazioni coronariche hanno un potere predittivo importante anche nei soggetti anziani con età superiore a 70 anni. Ciò è evidente nsia nel “Rotterdam Coronary Calcification study”(Circulation, July 26, 2005) che nello studio di Raggi (July 2008).
L’ATERIOSCLEROSI RIGUARDA ANCHE I GIOVANI
La malattia aterosclerotica delle arterie coronarie non è esclusivamente una patologia dell’età media ed avanzata. Infatti nello studio PDAY del 2000 circa il 19% dei soggetti maschi e circa 8% delle femmine deceduti per morte violenta, tra 30 e 34 anni di età, presentavano placche stenotiche, aterosclerotiche di circa 40% nell’arteria dicendente anteriore(LAD). Ma ciò che è realmente sorprendente è che il 4% dei maschi tra 15-19 anni presenta lesioni analoghe. Minore è l’icidenza nelle femmine. Ciò comporta la necessità di cambiare il nostro concetto di malattia aterosclerotica nei bambini, adolescenti e giovani adulti.
DA DOVE ARRVA TUTTO QUESTO CALCIO?
Il calcio è un sale minerale. Come tutti gli altri minerali sta nella forma inorganica del terreno, delle acque dure ad alto residuo fisso, nelle acque alcaline, nelle acque salate, nei sali da cucina e negli integratori minerali. La forma inorganica non è adatta al corpo umano in quanto i nostri finissimi e delicati filtri renali (i glomeruli) non riescono a filtrare le macromolecole inorganiche.
IL MAGICO MECCANISMO DELLA FOTOSINTESI E LA ROVINA DELLA COTTURA
In pratica il minerale inorganico dei terreni diventa minerale organicato ed assimilabile sempre e solo grazie alla preziosa opera intermedia del sole che, con la fotosintesi clorofilliana, rende i minerali presi dalla terra mediante i recettori radicali della pianta, or-ga-ni-ca-ti, e quindi graditi al sistema. Ma se la frutta e la verdura vengono cotte, in modo tale da disattivare e devastare i corredi digestivi, ecco che la condizione minerale-organicata perde i suoi nobili e vitali connotati per ridiventare vile ed inorganica.
ENGLISH
WHAT ARE CALCIFICATIONS
We talk about calcium salts in tissues and organs. The most well-known process is certainly what concerns bone tissue, but may also appear in other places, especially with age advancement. There are, in fact, calcifications of three types: 1) Dystrophy, when calcium deposits are deposited on tissues already altered, 2) Metastatic, when deposited on healthy tissues and is due to excessive amount of calcium in the blood 3 ) Heterotopic, when, finally, calcifications occur in places where they normally do not appear and do not seem to have aN obvious cause. The calcifications that can be observed in the arteries belong to the first category and, in fact, are very common in vessels with atherosclerosis.
HOW DYSTROPHY CALCIFICATIONS ARE MADE
Calcification research on the artery walls is done by means of calcium screening, an examination that allows you to locate the deposits, and then show the magnitude with the calcium score index (CSI). This value indicates the presence and extent of calcification and many studies seem to confirm that it can be considered an independent risk factor. In particular, the presence of calcifications in the coronary arteries, but also in the carotid arteries and other arteries, would have a negative predictive power of nearly 100%, but also a positive rate of between 20% and 35%. This means that if the presence of calcifications is an alarm bell for coronary heart disease, its absence is instead a sign of a good health status of blood vessels, although it does not completely exclude the possibility of a disease being carcinogenic Of the arteries.
EVERY CALCIFYING PLATE REPRESENTS A DANGER
According to the American Heart Association (AHA), a calcific plaque corresponds to a type Vb atheroma, ie a rather severe lesion. Indeed, an individual with coronary calcifications is no longer considered only a subject at risk for cardiovascular disease but is a subject with atherosclerotic disease in progress. As is easily perceived, the magnitude of calcifications affects the severity of the disease. Plus the plates are large and large, the greater the stenosis (ie the shrinkage) of the jar that they have caused. And the greater the artery stenosis, the higher the risk of serious cardiovascular events. Indeed, numerous studies have shown an association between the severity of calcifications, and therefore stenosis, and the frequency of myocardial infarction. In particular, the only calcium presence, even in minimal quantities, increases the risk of serious cardiovascular events by 3% each year, whereas in its absence the risk is equal to 0.12% for each year.
CALCIFICATION FACTORS
The factors that may favor the appearance of calcifications are different. Several studies have shown that calcifications are more common in men than women. It would seem that the first have calcium score index values equal to those of women older than 15 years. In addition, there are some pathologies and habits that end up endangering the health of our arteries. Calcifications were found in 75% of individuals with diabetes mellitus, 50% of subjects with high blood pressure and 63% of smokers.
CALCIFICATIONS IN ARTERIES ARE TRUE ALARM
People who have calcifications inside the arteries run a risk 28 times greater than being hit by a severe heart attack than those who do not have it. Being smokers further aggravates the situation: in individuals with calcium deposits, severe heart events occur at a double rate in smokers (11%) compared to non-smokers (5.4%).
The presence of calcifications in the arteries is, therefore, an important alarm bell that must push to take care of your body. Our doctor will surely give us the best advice for our specific case: let's follow them with confidence and we can help avoid the onset of more serious diseases.
IS THE INTERIOR WALL OF THE ARTERIES TO BE HUNTED
Atherosclerosis affects the walls of the arteries: on them are deposited substances of various lipidic nature, such as triglycerides and cholesterol. Their accumulation leads to the formation of relief surfaces (atheromas or atherosclerotic plaques) which cause a narrowing of the lumen of the arteries that reduces the blood flow. In addition, they cause the loss of elasticity of the vessels making blood passage even more difficult. If the plates are large (thrombi), they can also cause complete vessel jamming. From them, small fragments (embolisms) can be removed, which, by blood, can obstruct smaller vessels. The tissues and organs beyond the block are no longer sprayed and oxygenated: the resulting damage can be more or less severe, from the suffering to the death of the affected areas.
IS CALCIUM PRESENCE TO MAKE THAT WE ARE RISK
The presence of calcification on the coronary artery walls indicates the existence of coronary heart disease. The amount of calcification is proportional to the size of the plate. Coronary calcifications generally increase with age. They tend to be more common in complex plaques, with necrosis and hemorrhage. The number and severity of coronary stenosis and the frequency of myocardial infarction events are related to the size of the plaque itself. Thanks to the calcium score index estimates, it can be seen, for example, those coronary calcification entities are greater in the male sex.
RESULTS OF LAST YEARS CONVERT ON THE RESPONSIBILITY OF CALCIUM
According to research by Cardiologist Raggi (2001), subjects with a calcium score index> 160 have a significant chance of obstructive coronary artery with significant increases in cardiac events in the following 30 months. Raph Haberl (2001) confirms that exclusion of coronary calcification is characterized by a substantial group of patients with a very low probability of having coronary stenosis of clinical significance. From Arthur Agatson scores (Miami Cardiologist, known for the South Beach sponsored by Kraft Corp), if a 50-year-old man scores a score of 56, he is basically free from coronary heart disease. But if the score rises to 217, the same patient presents a high risk of coronary stenosis.
CALCIFICATIONS ARE MORE FREQUENTLY IN MAN THAT IN FEMALE
Men show total calcium score equal to those of women older than 15 years.
Coronary calcifications are prevalent in subjects with diabetes mellitus (75%), smokers (63%) and those with hypertension (50%).
The chances of suffering from a major cardiac event in patients with coronary calcifications are
28 times greater than those who do not.
Smoking adds prognostic value to coronary calcification.
In fact, among subjects with calcifications, smokers have a frequency of double heart events compared to non-smokers (11%, smokers and 5.4% non-smokers).
THE TRUE PROBLEM NEVER BE THE LIPID CORE BUT THE CALCIUM
In a study published in Circulation in 2004, Shoichi Ehara using Intravascular Ultrasound (IVUS) showed how the frequency and type of calcium deposits differed in the "Culprit Lesion" of patients with acute myocardial infarction, unstable angina, stable angina. The number of calcium deposits was higher in patients with acute myocardial infarction than with stable angina, but in the latter, they were longer, longer. In patients with acute myocardial infarction, calcifications were typically unusual (Spotty calcifications). As a result, the current idea of vulnerable plaque is vacillating. Perhaps the real problem is not the lipid core, but the calcium.
GENETIC AND HEREDITARITY AREN'T INCLUDED
Coronary calcifications are not stable and static. In a study of 1064 women who underwent hormone replacement therapy with estrogen (HRT) for 7.4 years 46% less calcium plaque was obtained compared with non-treated estrogen (placebo).
Recent clinical studies have shown that coronary calcification has a significant predictive power also in elderly subjects over 70 years of age. This is evident in the "Rotterdam Coronary Calcification Study" (Circulation, July 26, 2005) in the Raggi Study (July 2008).
THE ATERIOSCLEROSIS IS STILL ALSO A DESEASE OF YOUNG PEOPLE
Atherosclerotic disease of coronary arteries is not only a disease of the middle and advanced age. In fact, in the PDAY study of 2000 about 19% of male subjects and about 8% of females who died for violent death, between 30 and 34 years of age, had 40% stenic, atherosclerotic plaques in the frontal artery artery (LAD). But what's really surprising is that 4% of males between 15-19 years have similar injuries. The lesser the females are. This involves the need to change our concept of atherosclerotic disease in children, adolescents and young adults.
WHERE DOES ALL THIS CALCIUM GO FROM?
Calcium is a mineral salt. Like all other minerals, it is in the inorganic form of the soil, hard standing hard residues, alkaline waters, salt water, salt salts and mineral supplements. The inorganic form is not suitable for the human body as our finest and delicate renal filters (glomeruli) fail to filter the inorganic macromolecules.
THE MAGIC MECHANISM OF THE PHOTOSINTESSES AND THE ALTERATION OF COOKING
In practice, the inorganic mineral of the soils becomes organic mineral and can be assimilated always and only thanks to the previous intermediate work of the sun that, with chlorophyll in photosynthesis, makes the minerals taken from the earth through the root receptors, organic. But if fruits and vegetables are cooked in such a way as to deactivate and devastate the digestive kits, here the mineral-organic condition loses its noble and vital connotations to become cowardly and inorganic.
Da:
https://www.valdovaccaro.com/2013/06/calcificazioni-coronariche-e-infarto/
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