Hiv: probiotico combatte infiammazione intestino / HIV: Probiotic fights bowel inflammation.

Hiv: probiotico combatte infiammazione intestino HIV: Probiotic fights bowel inflammation.

Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa




Secondo uno studio in pazienti già in terapia antiretrovirale, questo tipo di terapia può migliorare la ricostituzione della mucosa intestinale.

LA PRESENZA di infezione da virus Hiv è associata ad un'attivazione del sistema immunitario e ad un'infiammazione cronica che può colpire molti distretti dell'organismo, fra cui anche l'intestino, con segni visibili sulle mucose specifiche. Oggi, uno studio clinico sostiene che, in pazienti già in terapia antiretrovirale, l'utilizzo di un particolare probiotico possa migliorare questi sintomi, favorendo la ricostituzione della mucosa intestinale, la quale riacquista l'attività di barriera, una sorta di scudo protettivo di questo distretto corporeo: un risultato che con la sola terapia antiretrovirale non viene ottenuto. I risultati della ricerca, guidata da Gabriella d'Ettorre, sono stati pubblicati su Immunity, Inflammation and Disease.

L'infiammazione intestinale. Nel caso di soggetti con infezione da virus Hiv, la qualità del microbiota intestinale, l'insieme di tutti i microorganismi presenti nell'intestino, risulta deteriorata. “Vi è un numero inferiore di batteri buoni, come lattobacilli e bifidobatteri – ha spiegato a Repubblica Gabriella d'Ettorre, del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive del Policlinico Umberto I di Roma – mentre si riscontra un numero maggiore di specie 'meno buone', come i proteobatteri. Tale squilibrio può causare alterazioni a carico della mucosa intestinale le quali si sommano a quelle già determinate dall'Hiv stesso”.

Queste variazioni microbiche sembrano contribuire sia del deterioramento delle difese immunitarie sia al danno delle pareti intestinali. È un po' come se si formassero dei veri e propri buchi nell'epitelio: questi 'buchi' permettono il passaggio di batteri e di loro frammenti nel flusso sanguigno, alla base della cosiddetta infiammazione cronica residua. Insomma, prosegue l'esperta, se da un lato le attuali terapie antiretrovirali combinate (cART) sono ormai in grado di tenere sotto controllo l'infezione da Hiv con buoni risultati, l'infiammazione residua, che trova nell'intestino uno dei suoi determinanti, non è ancora arginata dai trattamenti disponibili. Una manifestazione che può abbassare la qualità di vita del paziente ed avere conseguenze anche gravi.

I risultati. Lo studio ha valutato gli effetti della somministrazione di un probiotico in pazienti affetti da infezione da Hiv-1. Questi soggetti, in terapia antiretrovirale mediamente da sei mesi, assumevano il prodotto due volte al giorno per un periodo di sei mesi. L'indagine prevedeva una colonscopia effettuata all'inizio dello studio e poi ripetuta dopo il periodo di supplementazione con il probiotico. In generale, l'immuno-attivazione, ovvero l'attivazione del sistema immunitario che in questi pazienti è spesso in stato di allerta, risultava ridotta, illustra l'autrice dello studio. Contestualmente è stato osservato un aumento di un gruppo di cellule, chiamate linfociti Th17, che sono deputate al mantenimento della normale integrità della mucosa intestinale. “Inoltre – prosegue l'autrice – dalle biopsie effettuate, abbiamo osservato un recupero dell'integrità della barriera epiteliale dell'intestino, cioè la mucosa intestinale, appariva ricostituita con una diminuzione contestuale delle componenti cellulari che promuovono l'infiammazione”. Un modesto effetto collaterale è consistito, in alcuni casi, nella presenza di gonfiore addominale e flatulenza, come avviene anche con l'assunzione di altri probiotici. Il risultato ottenuto appare significativo, spiega l'autrice, ma resta il frutto di uno studio pilota e pertanto deve essere confermato da ulteriori approfondimenti.

Non un probiotico qualunque. In generale, un probiotico è un composto definito come un insieme di microorganismi naturalmente presenti nella nostra flora batterica e ceppi batterici ottenuti dalla fermentazione del latte. Per una determinata patologia, però, un prodotto non vale l'altro ed ogni composto possiede una o più indicazioni: per questo è importante consultare il medico prima di assumerlo. È importante sottolineare, illustra d'Ettorre, che il risultato odierno nello studio pilota è stato ottenuto con un probiotico specifico – rintracciabile in farmacia – e non è generalizzabile per altri probiotici non testati in questo particolare ambito.

Disturbi neurocognitivi. Le variazioni del microbiota intestinale nelle persone sieropositive possono avere conseguenze negative anche sul sistema nervoso centrale. In particolare, si può verificare una riduzione nell'assorbimento del triptofano, spiega l'esperta, una piccola molecola assunta tramite l'alimentazione, presente soprattutto nei cibi ad alto contenuto proteico. Si tratta di un componente fondamentale per la sintesi della serotonina, importante sostanza il cui deficit è stato associato all'insorgenza di depressione: dunque, l'alterazione del microbiota può diventare interruttore di un complesso ingranaggio biologico, che contribuisce allo sviluppo di depressione e di altri disturbi neurocognitivi. “In uno studio pilota del 2016 e in uno studio attualmente in corso di pubblicazione, svolti dal nostro gruppo di ricerca – aggiunge d'Ettorre – lo stesso probiotico citato ha mostrato effetti positivi, tramite la flora batterica, anche rispetto alla regolazione del metabolismo del triptofano e dei livelli di neuroinfiammazione”.

Le comorbilità dell'Hiv. Nei pazienti sieropositivi, si osserva un aumento del rischio di malattie epatiche, insufficienza renale, tumori, malattie cardiovascolari, ipertensione, ma anche osteoporosi e disturbi neurocognitivi. Per questo è importante intervenire per tempo. Rispetto a tali 'comorbilità', cioè malattie associate alla presenza dell'infezione, sono centrali lo screening e la cura tempestiva, insieme ad uno stile di vita corretto. Abitudini salutari,
infatti, fra cui non fumare, ridurre il consumo di alcolici, seguire una dieta bilanciata ed effettuare attività fisica regolare, rappresentano un intervento che può fornire benefici sia rispetto alla prevenzione che per la gestione di problemi di salute anche rilevanti. 

ENGLISH
According to a study in patients already receiving antiretroviral therapy, this type of therapy can improve the recovery of the intestinal mucosa.

PRESENCE of Hiv virus infection is associated with an immune system activation and a chronic inflammation that can affect many of the body's circles, including the intestine, with visible signs on specific mucous membranes. Today, a clinical study suggests that in patients already using antiretroviral therapy, the use of a particular probiotic may improve these symptoms, favoring the recovery of the intestinal mucosa, which regains barrier activity, a sort of protective shield of this Body district: a result that alone with antiretroviral therapy is not obtained. The research results, led by Gabriella d'Ettorre, were published on Immunity, Inflammation and Disease.

Intestinal inflammation. In the case of subjects with HIV infection, the quality of the intestinal microbial, the whole of all the microorganisms present in the intestine, is deteriorated. "There are fewer good bacteria, such as lactobacilli and bifidobacteria," he explained to Gabriella d'Ettorre, the Department of Public Health and Infectious Diseases of the Umberto I Clinic in Rome - while there are more "less good" species ', Such as proteobacteria. This imbalance can cause alterations to the intestinal mucosa which are added to those already determined by the HIV itself. "

These microbial variations seem to contribute both to the deterioration of immune defenses and to the damage of the intestinal walls. It's a bit like real holes in the epithelium: these 'holes' allow the passage of bacteria and their fragments into the bloodstream at the base of so-called residual chronic inflammation. In short, the expert continues, on the one hand, current combined antiretroviral therapies (cARTs) are now able to control Hiv infection with good results, residual inflammation, which finds one of its determinants in the intestine , Is not yet undermined by the available treatments. A manifestation that can lower the patient's quality of life and have serious consequences as well.

The results. The study evaluated the effects of probiotic administration in patients with Hiv-1 infection. These subjects, on average six months for antiretroviral therapy, took the product twice a day for a period of six months. The study included a colonoscopy performed at the beginning of the study and then repeated after the probiotic supplementation period. In general, immuno-activation, that is, the activation of the immune system that is often in these patients is in a state of alert, was reduced, the study author illustrates. At the same time, an increase in a group of cells, called Th17 lymphocytes, was observed, which are supposed to maintain the normal integrity of the intestinal mucosa. "In addition," he continued, "from biopsies carried out, we observed a recovery of the intestinal intestinal barrier integrity, that is, the intestinal mucosa, and it was reconstituted with a diminished context of the cellular components that promote inflammation." A modest side effect was, in some cases, abdominal swelling and flatulence, as is the case with the taking of other probiotics. The result appears to be significant, the author explains, but remains the result of a pilot study and must therefore be confirmed by further in-depth studies.

Not a probiotic any. In general, a probiotic is a compound defined as a set of microorganisms naturally present in our bacterial flora and bacterial strains obtained by fermentation of milk. For one particular disease, however, one product is not valid and each compound has one or more indications: this is why it is important to consult your doctor before taking it. It is important to emphasize, Ettore illustrates, that the result of today's pilot study was obtained with a specific probiotic - traceable in the pharmacy - and it is not generalizable for other unbiased probiotics in this particular field.
Neurocognitive Disorders. Changes in intestinal microbiosis in seropositive individuals may also have a negative impact on the central nervous system. In particular, a reduction in the absorption of tryptophan can occur, says the expert, a small molecule absorbed through the diet, especially present in high protein foods. This is a critical component for the synthesis of serotonin, an important substance whose deficiency has been associated with depression: hence, the alteration of the microbiota can become a switch to a biological gear complex that contributes to the development of depression and Other neurocognitive disorders. "In a pilot study of 2016 and in a study currently being published by our research team - adds Helmut - the same probiotic mentioned has shown positive effects, through bacterial flora, also with respect to regulation of metabolism of Tryptophan and neuroinflammatory levels ".

The Comorbidity of HIV. In seropositive patients, there is an increased risk of liver disease, kidney failure, cancer, cardiovascular disease, hypertension, but also osteoporosis and neurocognitive disorders. That is why it is important to intervene in time. Compared to these 'comorbidity', ie diseases associated with the presence of infection, screening and early care are central, along with a proper lifestyle. Healthy habits,
In fact, including not smoking, reducing alcohol consumption, following a balanced diet, and performing regular physical activity, is an intervention that can provide benefits both against prevention and the management of major health problems.

Da:

http://www.repubblica.it/salute/medicina/2017/06/11/news/hiv_probiotico_combatte_infiammazione_intestino-167484550/

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