Influenza spagnola: la pandemia più catastrofica della storia dell’umanità / Spanish influence: the most catastrophic pandemic in the history of mankind

Influenza spagnola: la pandemia più catastrofica della storia dell’umanità Spanish influence: the most catastrophic pandemic in the history of mankind

Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa

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La febbre o influenza “Spagnola”, altrimenti conosciuta come la “Grande Influenza”, è il nome di una epidemia influenzale diffusasi fra il 1918 e il 1920 e che è considerata la più grave forma di pandemia della storia dell'umanità.

Una pandemia (dal greco pan-demos, "tutto il popolo") è una epidemia diffusa in intere nazioni e continenti la cui espansione interessa più aree geografiche del mondo, con una trasmissione e diffusione rapida tra uomo a uomo ed una mortalità elevata. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le caratteristiche della pandemia sono, in primo luogo, la comparsa di un nuovo agente patogeno; la capacità di tale agente di colpire gli uomini, creando gravi patologie; ed, infine, la capacità di tale agente di diffondersi rapidamente per contagio.

La gravità di una pandemia è difficile da stabilire. Dipende dalla facilità con cui un particolare virus si diffonde, da quale gruppo di età colpisce maggiormente, dalla gravità dei sintomi e dal numero di decessi che causa. L’influenza Spagnola fu una pandemia influenzale eccezionale sia per ampiezza che per virulenza, dilagatasi in tempo brevissimo in quasi ogni parte del mondo, dall’Artico alle remote isole del Pacifico. Nessun vaccino e nessuna cura efficace si trovò, e così come apparve, scomparve. Solo in Italia uccise 700.000 persone, ma è più probabile 1.000.000 (molti più della guerra stessa).

Ma vediamo un po' più da vicino, cercando di capire meglio, uno dei peggiori flagelli del XX secolo, l'influenza spagnola, appunto.

1. Un evento inaspettato

Nessuno se l'aspettava. Ormai la prima guerra mondiale aveva imboccato la dirittura di arrivo  e il mondo - stanco di tanti morti, fame, lutti e carestie -, già pregustava le dolci gioie dell pace. E invece, incurante delle legittime aspettative dell'umanità, il virus dell'influenza (che nessuno aveva mai "veduto" e del quale non esisteva ancora traccia nei testi di microbiologia), scatenò un putiferio quale non si ricordava  a memoria d'uomo.

Sulle prima nessuno si fece caso, tanto la cosa sembrò banale: qualche centinaio di casi in Cina e nel Kansas. Poi nell'agosto del 1918 l'influenza gettò la maschera mostrando il suo vero volto e divenendo ben presto una vera e propria calamità. La chiamarono  impropriamente "spagnola" sia perché la prima a parlarne fu la stampa iberica (essendo la Spagna neutrale durante la prima guerra mondiale, la sua stampa non era soggetta alla censura di guerra), sia perché uno dei primi colpiti fu il Re di Spagna Alfonso XIII.

Negli altri paesi il violento diffondersi dell'influenza venne tenuto nascosto dai mezzi d'informazione, che tendevano a parlarne come di un'epidemia circoscritta alla Spagna. Si cominciò allora a morire senza riguardo per l'età, la razza, la latitudine. L'influenza sbarcò in Europa al seguito delle truppe americane.

2. Una pandemia devastante

La devastante epidemia infuriò da marzo 1918 al giugno 1920, contagiò circa 500 milioni di persone (il 30% della popolazione mondiale che allora era 1 miliardo e 600 milioni) e ne uccise tra i 50 e 100 milioni. Quando nel 1919, dopo una breve attenuazione e un ultimo colpo di coda l'epidemia cessò definitivamente, si contarono in tutto il mondo molti più morti di quanti ne avesse fatto la guerra.

I classici sintomi erano febbre e vomito, ma ben presto, poi, il corpo reagiva riempiendo i polmoni di sangue seguiti da sanguinamenti dalla bocca, dalle orecchie o dal naso, pelle che virava al blu, e morte inderogabile e repentina che sopraggiungeva nel giro di un paio di giorni. Proprio in quell'evento gli scienziati si sentirono impotenti dinnanzi ad un flagello del genere.

La prima vittima di questa pandemia fu un cuoco del campo militare di Funston, nel Kansas di nome Albert Gitchell il quale morì in data 12 marzo 1918, dopo soli 4 giorni di malattia e di isolamento. Non vi erano cure per l'influenza, e per quanto riguardava le misure di prevenzione le si poteva definire quantomeno risibili.

3. Ricerche e vaccino

Solo 14 anni dopo, nel 1933, giunse da Londra una notizia insperata: 3 ricercatori del National Medical Research Farm Laboratory, Smith, Andreves e Laidlaw, annunciarono di aver scoperto - nel furetto - il virus dell'influenza. Un'osservazione presto confermata da Burnet a Melbourne in Australia. La prova definitiva, al di là di ogni conferma di laboratorio, venne quando uno degli addetti ai lavori (per la storia Charles Stuart-Harris) si ammalò di influenza dopo che un furetto infettato gli aveva starnutito in faccia.

Questo virus dell'influenza venne denominato "tipo A", mentre quello scoperto nel 1940 negli Stati Uniti da Francis, fu indicato come "tipo B". Il "tipo C" sarà isolato da Taylor nel 1950. Nel decennio successivo, ciascuno dei ricercatori che avevano partecipato alla scoperta del virus influenzale, ha cercato di mettere a punto un vaccino efficiente contro la malattia.

Così nel 1943 Francis, assistito da Davenport e Salk, realizzò per conto dell'esercito statunitense un vaccino a base di virus A e B inattivati con formalina: gli studi controllati su reclute esposte al contagio, dimostrarono che il vaccino inoculato sottocute aveva protetto il 75% dei soggetti durante un'improvvisa epidemia di influenza di tipo A. Presto però ci si rese conto che i virus dell'influenza subivano rapide e profonde modificazioni nella loro struttura.

Nel 1947 fecero per la prima volta la loro comparsa i ceppi A1, la prima delle 3 variazioni più note per il tipo A, contro i quali i vaccini allora disponibili si mostrarono imprevedibilmente del tutto inefficaci. Nel 1957 e nel 1968 comparvero poi i ceppi che si resero rispettivamente responsabili dell'influenza asiatica e Hong Kong (i nom erano in rapporto alle aree nelle quali erano stati segnalati i primi casi). Ma già nel 1948 si era costituito a Londra il World Influenza Center con il preciso compito di sorvegliare le variazioni del virus influenzale e adeguare di conseguenza i ceppi da utilizzare nel vaccino.

4. Sintomi e casi di morte

La "spagnola" è sicuramente la più nota e catastrofica tra le epidemie influenzali che si sono susseguite nel corso dei secoli e si diffuse in due ondate successive. La prima, primaverile, all’inizio di marzo 1918 con caratteristiche abbastanza attenuate e relativamente benigna, ma molto contagiosa che si è infuriata sui più robusti. Ma quella più letale e sconvolgente fu la seconda ondata (quella autunnale), a partire da agosto. Era certamente la stessa influenza perché chi superò la prima ne risultò immune, ma il ceppo era mutato in forma più micidiale con un tasso di letalità decuplicato.

A quel tempo, gli antibiotici non c’erano (non erano ancora stati scoperti), perciò si poté fare davvero ben poco per curare i sintomi dell’influenza spagnola. Il modo in cui poi la malattia non venne capita, e il fatto che al virus si sommarono infezioni contratte a causa delle basse difese immunitarie del fisico ammalato, fecero sì che l’influenza colpisse oltre 1 miliardo di persone uccidendone tra i 50 e 100 milioni.

Nella storia, le sole pandemie paragonabili alla spagnola, e delle quali è possibile presumere il numero delle vittime, erano state la "peste di Giustiniano", con epicentro a Bisanzio, iniziata nel 542 d.C. ed estinta solo 50 anni dopo mietendo un centinaio di milioni di vittime, e "la Morte nera" (1347-1350) che uccise  37 milioni di persone nell'Est asiatico e 25 milioni in Europa. Stime approssimative ma attendibili indicano che negli ultimi 400 anni l'influenza è ricorsa in forma epidemica ogni 1-3 anni; tra il 1173 e il 1875 si sarebbero verificate 300 epidemie di influenza, una ogni 1,4 anni (la peggiore delle quali risulta la "spagnola").

 

 5. Svelato il mistero

Una epidemia come la spagnola non poteva non stimolare la ricerca per individuare l'agente responsabile. Si cominciò per prima cosa a verificare l'ipotesi che il responsabile fosse l'Haemophilus influenzae scoperto nel 1899 da R. Pfeiffer, e per tanto tempo considerato l'agente causale. Ma le indagini condotte successivamente con mezzi più moderni e sensibili indicarono che questo microrganismo non è reperibile in molto malati, mentre d'altra parte può essere riscontrato in soggetti sani. 

Nel 1951, un'équipe medica dell'Università dello Iowa, si recò in Alaska per esaminare i cadaveri di alcuni esquimesi vittime della pandemia, che erano rimasti per 33 anni imprigionati nei ghiacci: purtroppo, nei numerosi campioni di tessuto polmonare esaminato non è stato possibile riscontrare la presenza di qualche virus. Ricerche successive avrebbero riconosciuto in un ceppo simile (dal punto di vista degli antigeni) al virus dell'influenza dei suini (suino A), il virus responsabile della "spagnola". Il caso era rimasto aperto per molti decenni, anche se sembrava svanire definitivamente ogni speranza di gettare nuova luce nel giallo che avvolgeva una delle più grandi epidemie della storia.

Fino al 2008, quando dei ricercatori giapponesi delle Università di Kobe e Tokyo, hanno scoperto 3 geni che avrebbero permesso al virus di attaccare i polmoni e  renderlo capace a provocare le polmoniti fatali. Spiegano i ricercatori che a tenere in vita il suddetto virus, riprodurlo e propagarlo nei polmoni sono stati 3 geni, chiamati PA, PB1 e PB2, assieme ad una versione 1918 della nucleoproteina o gene NP. Tale scoperta giapponese fu pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

 

ENGLISH

 

The "Spanish" fever or flu, otherwise known as the "Great Influence", is the name of an influenza epidemic that spread between 1918 and 1920 and is considered the most serious form of pandemic in the history of mankind.

 

A pandemic (from the Greek pan-demos, "the whole people") is an epidemic spread across entire nations and continents whose expansion affects more geographic areas of the world, with rapid transmission and spread between human-to-human and high mortality. According to the World Health Organization (WHO), the characteristics of the pandemic are, first of all, the appearance of a new pathogen; the ability of this agent to hit men, creating serious diseases; and finally, the ability of this agent to spread rapidly by contagion.

 

The severity of a pandemic is difficult to establish. It depends on the ease with which a particular virus spreads, from which age group it affects most, the severity of the symptoms and the number of deaths it causes. The Spanish flu was an exceptional flu pandemic, both in terms of breadth and virulence, spread rapidly in almost every part of the world, from the Arctic to the remote Pacific islands. No vaccine and no effective treatment was found, and as it appeared, disappeared. Only in Italy killed 700,000 people, but it is more likely 1,000,000 (many more than the war itself).

 

But let's see a little closer, trying to understand better, one of the worst scourges of the twentieth century, the Spanish influence, in fact.

 

1. An unexpected event


Nobody expected it. By now the First World War had entered the straight line of arrival and the world - tired of so many deaths, hunger, grief and famine - already anticipated the sweet joys of peace. And yet, regardless of the legitimate expectations of humanity, the influenza virus (which no one had ever "seen" and of which there was no trace yet in the microbiology texts), unleashed a ruckus that was not remembered in human memory.

At first no one noticed, so it seemed trivial: a few hundred cases in China and Kansas. Then in August 1918 the flu threw the mask showing his true face and soon became a real calamity. They called it inappropriately "Spanish" and because the first to talk about it was the Iberian press (being Spain neutral during the First World War, its press was not subject to war censorship), and because one of the first affected was the King of Spain Alfonso XIII.

 

In other countries the violent spread of influence was kept hidden by the media, which tended to speak of it as an epidemic circumscribed to Spain. Then we began to die without regard for age, race, latitude. The flu landed in Europe in the wake of American troops.

 

2. A devastating pandemic


The devastating epidemic raged from March 1918 to June 1920, infected about 500 million people (30% of the world population then at that time was 1 billion and 600 million) and killed between 50 and 100 million. When in 1919, after a brief attenuation and a final blow of the tail, the epidemic finally ceased, there were countless deaths all over the world than those who had waged war.

The classic symptoms were fever and vomit, but soon, then, the body reacted by filling the lungs of blood followed by bleeding from the mouth, ears or nose, skin turning to blue, and sudden and sudden death that occurred within a couple of days. Precisely at that event, the scientists felt powerless in front of such a scourge.

 

The first victim of this pandemic was a cook from the military camp of Funston, Kansas named Albert Gitchell who died on March 12, 1918, after only 4 days of illness and isolation. There were no cures for the flu, and as far as the preventive measures were concerned, it could be defined at least as laughable.

 

3. Research and vaccine


Only 14 years later, in 1933, an unexpected news came from London: 3 researchers from the National Medical Research Farm Laboratory, Smith, Andreves and Laidlaw, announced that they had discovered - in the ferret - the influenza virus. An observation soon confirmed by Burnet in Melbourne, Australia. The definitive test, beyond any laboratory confirmation, came when one of the insiders (for the story, Charles Stuart-Harris) became ill after an infected ferret sneezed in his face.

 

 This influenza virus was called "type A", while that discovered in the United States by Francis in 1940 was referred to as "type B". The "type C" will be isolated by Taylor in 1950. In the following decade, each of the researchers who had participated in the discovery of the influenza virus, tried to develop an efficient vaccine against the disease.

 

So in 1943 Francis, assisted by Davenport and Salk, realized for the US Army a vaccine based on virus A and B inactivated with formalin: the controlled studies on recruits exposed to the contagion, showed that the inoculated subcutaneous vaccine had protected the 75 % of subjects during a sudden influenza epidemic of type A. Soon we realized that influenza viruses underwent rapid and profound changes in their structure.

 

In 1947 the A1 strains appeared for the first time, the first of the 3 best known variations for type A, against which the vaccines then available were unpredictably ineffective. Then, in 1957 and 1968, the strains appeared that were responsible for the Asian and Hong Kong flu (the noms were in relation to the areas in which the first cases were reported). But already in 1948 the World Influenza Center was set up in London with the precise task of monitoring changes in the influenza virus and adjusting the strains to be used in the vaccine accordingly.

 

4. Symptoms and cases of death


The "Spanish" is certainly the best known and catastrophic among the influenza epidemics that have occurred over the centuries and spread in two successive waves. The first one, spring, at the beginning of March 1918 with characteristics quite attenuated and relatively benign, but very contagious, which infuriated on the most robust. But the most lethal and upsetting was the second wave (the autumn one), starting in August. It was certainly the same influence because who overcame the first was immune, but the strain was mutated in a deadlier form with a tenfold increase in lethality.

At that time, there were no antibiotics (they had not yet been discovered), so very little could be done to treat the symptoms of Spanish flu. The way in which the disease was not understood then, and the fact that the virus added infections contracted because of the low immune defenses of the sick physique, caused the flu to affect more than 1 billion people killing between 50 and 100 million .

 

In history, the only pandemics comparable to the Spanish, and of which it is possible to presume the number of victims, had been the "plague of Justinian", with its epicenter in Byzantium, which began in 542 AD. and extinct only 50 years after reaping a hundred million victims, and "the Black Death" (1347-1350) that killed 37 million people in East Asia and 25 million in Europe. Approximate but reliable estimates indicate that in the last 400 years influenza has been in epidemic form every 1-3 years; between 1173 and 1875 there would have been 300 influenza epidemics, one every 1.4 years (the worst of which is the "Spanish").

 

5. Unveiled the mystery


An epidemic like the Spanish could not help stimulating research to identify the responsible agent. First of all, we began to verify the hypothesis that the person responsible was Haemophilus influenzae discovered in 1899 by R. Pfeiffer, and for a long time considered the causal agent. But the investigations carried out later with more modern and sensitive means indicated that this microorganism is not available in many patients, while on the other hand it can be found in healthy subjects.

In 1951, a University of Iowa medical team, he went to Alaska to examine the bodies of some Eskimos victims of the pandemic, who had been imprisoned in the ice for 33 years: unfortunately, in the numerous samples of lung tissue examined it was not possible to detect the presence of some viruses. Subsequent research would have recognized in a similar strain (from the point of view of the antigens) to the swine flu virus (pig A), the virus responsible for the "Spanish". The case had remained open for many decades, even though it seemed to vanish definitively any hope of shedding new light into the yellow that enveloped one of the greatest epidemics in history.

 

 Until 2008, when Japanese researchers from the Universities of Kobe and Tokyo discovered 3 genes that would allow the virus to attack the lungs and make it capable of causing fatal pneumonia. The researchers explain that to keep this virus alive, reproduce it and propagate it into the lungs were 3 genes, called PA, PB1 and PB2, together with a 1918 version of the nucleoprotein or NP gene. This Japanese discovery was published in the journal Proceedings of the National Academy of Sciences.

Da:
http://best5.it/post/influenza-spagnola-la-pandemia-piu-catastrofica-della-storia-dellumanita/

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