Pomodori “all’arrabbiata” per produrre capsaicina / "Arrabbiata" tomatoes to produce capsaicin

Pomodori “all’arrabbiata” per produrre capsaicina / "Arrabbiata" tomatoes to produce capsaicin


Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa


capsaicina

In Brasile alcuni ricercatori vogliono attivare il gene dormente nei pomodori responsabile della produzione della capsaicina, il composto che rende piccanti i peperoncini, utile dal punto di vista medico oltre che da quello culinario.

Aciduli gli uni, piccanti gli altri. Succosi i primi, compatti i secondi. Eppure pomodori e peperoncini sono più simili di quanto sembri, almeno dal punto di vista evolutivo. Si tratta infatti di specie imparentate, il cui ultimo antenato comune è vissuto sulla Terra circa 19 milioni di anni fa. Per questo motivo, le due piante condividono ancora moltissimi geni all’interno del loro DNA: rimasugli dell’evoluzione che in molti casi non sono più espressi dalla pianta durante lo sviluppo, ma che nelle mani degli scienziati possono rivelarsi estremamente utili. Un team di ricercatori dell’Università di Viçosa, in Brasile, pensa per esempio di poter ingegnerizzare la pianta del pomodoro per farle produrre frutti piccanti contenenti capsaicina, esattamente come i peperoncini, ma ben più grandi e ricchi di polpa. Un progetto, descritto sulle pagine della rivista Trends in Plant Science, le cui conseguenze andrebbero ben oltre il semplice utilizzo alimentare.

Tutti gli usi della capsaicina

Tutti conoscono l’effetto del peperoncino sulle nostre papille gustative, ma il piccante frutto ha molto da offrire anche fuori dalla cucina. Ad esempio, può essere utilizzata per ricavare analgesici, alleviando quindi il dolore invece che provocarlo. Il composto chimico responsabile della piccantezza è conosciuto come capsaicina e viene appunto utilizzato in unguenti, cerotti e altri prodotti medici per lenire dolori. Ha anche proprietà antibiotiche, ed è anche l’ingrediente principe degli spray urticanti per la difesa personale tristemente noti alle cronache.

Pomodoro e peperoncino, due scelte evolutive

Per facilitare la produzione di capsaicina e la sua diffusione in campo medico e industriale, i ricercatori brasiliani propongono una strada completamente nuova: modificare geneticamente il pomodoro. Una pianta che garantisce raccolti ben più abbondanti del cugino peperoncino. E non è difficile capire perché se si guarda alla differente evoluzione delle due piante. Il peperoncino sembrerebbe infatti aver scelto una strategia difensiva nel corso della sua evoluzione, sviluppando la sua caratteristica piccantezza per difendersi dai piccoli mammiferi, e preferendo invece degli animali che disperdono nell’ambiente molto più efficacemente i semi, ovvero gli uccelli, che risultano infatti immuni alla capsaicina. Il pomodoro dal canto suo sembra aver fatto la scelta contraria: rendersi appetibile per tutti gli animali che possono disperderne i semi. È per questo, probabilmente, che nel corso dell’evoluzione ha sviluppato frutti più nutrienti e carnosi, e oggi si rivela ben più facile da coltivare e raccogliere rispetto al cugino piccante.

Riattivare i geni dormienti

Nonostante i 19 milioni di anni che dividono le due piante, spiegano i ricercatori nel paper, nel pomodoro sono ancora presenti gli stessi geni responsabili della produzione della capsaicina nel cugino peperoncino, ma in uno stato “dormiente” in cui non hanno modo di essere attivati autonomamente. Se gli scienziati riuscissero nel loro intento, ovvero riattivare questi geni, sarebbe quindi possibile produrre con facilità capsaicina in grandi quantità per scopi commerciali. Oltre alla già citata produzione di analgesici, la molecola viene anche impiegata per ridurre i sintomi della neuropatia periferica, una patologia del sistema nervoso, e, come accennato, per produrre spray urticanti. Questi pomodori piccanti finiranno anche nelle nostre cucine? Staremo a vedere.
ENGLISH
In Brazil some researchers want to activate the dormant gene in tomatoes responsible for the production of capsaicin, the compound that makes hot peppers, useful from a medical point of view as well as from the culinary.
Aciduli the ones, spicy others. Juicy first, compact seconds. Yet tomatoes and peppers are more similar than it seems, at least from the evolutionary point of view. They are in fact related species, whose last common ancestor lived on Earth about 19 million years ago. For this reason, the two plants still share many genes within their DNA: remnants of evolution that in many cases are no longer expressed by the plant during development, but in the hands of scientists can prove extremely useful. For example, a team of researchers from the University of Viçosa, Brazil, thinks of being able to engineer the tomato plant to make them produce spicy fruits containing capsaicin, just like chilli peppers, but much larger and rich in pulp. A project, described on the pages of Trends in Plant Science, whose consequences would go well beyond simple food use.
All uses of capsaicin
Everyone knows the effect of chili on our taste buds, but the spicy fruit has a lot to offer even outside the kitchen. For example, it can be used to derive analgesics, thus relieving pain rather than causing it. The chemical compound responsible for spiciness is known as capsaicin and is used in ointments, patches and other medical products to relieve pain. It also has antibiotic properties, and it is also the main ingredient of personal defense stinging spray sadly known in the news.
Tomato and hot pepper, two evolutionary choices
To facilitate the production of capsaicin and its diffusion in the medical and industrial fields, Brazilian researchers propose a completely new way: to genetically modify the tomato. A plant that guarantees much more abundant crops than the cousin chili. And it is not difficult to understand why if you look at the different evolution of the two plants. The chili would seem to have chosen a defensive strategy in the course of its evolution, developing its characteristic spiciness to defend itself from small mammals, and instead preferring the animals that disperse the seeds much more effectively in the environment, or the birds, which are in fact immune to capsaicin. The tomato, on its part, seems to have made the opposite choice: to make itself desirable for all the animals that can disperse the seeds. This is probably why, in the course of evolution, it has developed more nutritious and fleshy fruits, and today it is much easier to grow and harvest than the spicy cousin.
Reactivate dormant genes
Despite the 19 million years that divide the two plants, the researchers explain in the paper, in the tomato are still present the same genes responsible for the production of capsaicin in the cousin chili, but in a "dormant" state in which they have no way to be activated independently. If scientists succeeded in their intent, or reactivate these genes, then it would be possible to easily produce capsaicin in large quantities for commercial purposes. In addition to the aforementioned production of analgesics, the molecule is also used to reduce the symptoms of peripheral neuropathy, a pathology of the nervous system, and, as mentioned, to produce stinging sprays. Will these spicy tomatoes end up in our kitchens? We'll see.
Da:
https://www.galileonet.it/2019/01/pomodori-arrabbiata-produrre-capsaicina/?utm_campaign=Newsatme&utm_content=Pomodori%2B"all%27arrabbiata"%2Bper%2Bprodurre%2Bcapsaicina&utm_medium=news%40me&utm_source=mail%2Balert

Commenti

Post popolari in questo blog

Paracetamolo, ibuprofene o novalgina: quali le differenze? / acetaminophen, ibuprofen, metamizole : what are the differences?

Diminuire l'ossigeno per aumentare la longevità? / Decrease Oxygen to Boost Longevity?

Sci-Fi Eye: il nostro futuro urbano / Sci-Fi Eye: Our Urban Future