Gene suicida abbatte i rischi di mortalità nei trapianti di midollo da genitore / Suicide gene lowers mortality risk in parenting marrow transplants.

Gene suicida abbatte i rischi di mortalità nei trapianti di midollo da genitore / Suicide gene lowers mortality risk in parenting marrow transplants.


Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Joseph Cotellessa



Presentati al Congresso dell’American Society of Haematology a San Diego i risultati della prima sperimentazione mondiale che riguarda l’utilizzo del gene suicida iC9 nei casi di malattie che colpiscono il sistema immunitario. Guarito dall’équipe del prof. Franco Locatelli il 100% dei bambini con immunodeficienze primitive.

I ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù hanno messo a punto una nuova tecnica che riduce a zero il rischio di mortalità nei bambini affetti da difetti congeniti del sistema immunitario che necessitano, in assenza di un donatore compatibile, del trapianto di midollo da uno dei genitori. Il risultato eccezionale è stato ottenuto grazie all’utilizzo di un gene “suicida” in grado di tenere sotto controllo eventuali infezioni dovute al trapianto. È la prima sperimentazione di questo genere nel mondo.
 
I dati verranno presentati a San Diego in California, il 3 dicembre 2016 nel corso del 58esimo meeting annuale della società americana di ematologia (American Society of Hematology, ASH) e dimostrano una guarigione del 100% dei bambini con immunodeficienze primitive. Tutti i 20 pazienti trattati con l’infusione del gene suicida hanno fatto registrare la completa riuscita del trapianto di midollo. Questi risultati sono in corso di validazione anche per i pazienti leucemici. I ricercatori si aspettano, infatti, che le cellule del donatore modificate con il gene suicida, oltre ad abbattere la possibilità di infezione, possano nei pazienti leucemici ridurre il rischio che la malattia si ripresenti.
 
COME FUNZIONA LA NUOVA TECNICA
La nuova tecnica rappresenta un’evoluzione della procedura di trapianto aploidentico (da genitore) già adottata dall’équipe del prof. Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia dell’Ospedale pediatrico della Santa Sede.
 
Le cellule linfocitarie del genitore vengono prelevate e manipolate geneticamente per favorire il recupero dell’immunità adattiva, che protegge il paziente dalle infezioni virali o fungine. Una volta reinfuse, dunque, queste cellule si espandono e contribuiscono a proteggere il paziente. Può però 
accadere che aggrediscano l’organismo del ricevente (graft versus host disease): si tratta di una delle maggiori cause di morte in caso di trapianto ed è uno dei motivi per cui spesso si evita questa procedura in casi di malattie che non mettono a immediato rischio la sopravvivenza del paziente (malattie del sangue non neoplastiche).
    
La tecnica messa a punto dal Bambino Gesù permette ora di combattere e sconfiggere l’aggressione da parte delle cellule del donatore. Prima di iniziare il percorso trapiantologico, infatti, dal genitore vengono prelevate le cellule linfocitarie del sangue nelle quali viene inserito il gene suicida (inducibilecaspase-9 o iC9). Il tutto viene poi congelato. Due settimane circa dopo il trapianto, le cellule modificate geneticamente vengono scongelate e infuse nel bambino. Se tutto procede senza complicazioni, il gene suicida resta dormiente. Se, al contrario, si dovesse scatenare l’aggressione delle cellule del donatore nei confronti dell’organismo del paziente, si può intervenire per bloccarla. Basta iniettare nel paziente un agente di per sé inerte ma attivante il gene suicida, l’AP1903.
 
LA PRIMA SPERIMENTAZIONE MONDIALE
La sperimentazione condotta in collaborazione con Bellicum Pharmaceutical di Houston ha già arruolato più di 100 pazienti nel primo trial in Europa sull’infusione di queste cellule geneticamente modificate. Di questi bambini, 20 erano affetti da gravissime forme d’immunodeficienza, incompatibili con la vita in assenza di un trapianto. Allo studio, coordinato dall’Ospedale Bambino Gesù, hanno aderito anche numerosi prestigiosi centri Europei e Nord-Americani, riproducendo i dati per i quali l’Ospedale romano ha svolto un ruolo pionieristico
 
«I bambini trapiantati avevano già un rischio di mortalità molto bassa – spiega il professor Franco Locatelli, direttore del dipartimento di Oncoematologia pediatrica e Medicina trasfusionale del Bambino Gesù -  Adesso, questo rischio si è ridotto ulteriormente e, quindi, ci sentiamo confidenti a offrire questa importante alternativa di cura, il trapianto di midollo da genitore, anche a bambini a cui, pur non rappresentando una terapia salvavita, la procedura trapiantologica può migliorare di molto la qualità della vita. È il caso per esempio dei talassemici che prima di questa soluzione venivano trapiantati solo in caso di donatore compatibile al 100%».

ENGLISH

Presented at the Congress of the American Society of Hematology in San Diego the results of World experimentation that involves the use of the suicide gene IC9 in cases of diseases that affect the immune system. Healed by the team of prof. Franco Locatelli 100% of children with primary immunodeficiencies.

Researchers at the Hospital Bambino Gesù Children have developed a new technique that eliminates the risk of mortality in children with congenital defects of the immune system that require, in the absence of a compatible donor, bone marrow transplant from a parent . The outstanding result was achieved thanks to the use of a "suicide" gene that can control any infections due to transplantation. It is the first experiment of its kind in the world.
 
Data will be presented in San Diego, California, December 3, 2016 during the 58th annual meeting of the American Society of Hematology (American Society of Hematology, ASH) and demonstrate a recovery of 100% of children with primary immunodeficiencies. All 20 patients treated with the infusion of the suicide gene showed the complete success of bone marrow transplantation. These results are being validated even for leukemia patients. Researchers expect, in fact, that the donor cells modified with the suicide gene, in addition to reducing the possibility of infection in patients with leukemia can reduce the risk of the disease returning.
 
HOW THE NEW TECHNIQUE
The new technique represents an evolution of the transplant procedure haploidentical (as a parent) already adopted by the team of prof. Franco Locatelli, Director of the Department of Pediatric Oncology Hospital of the Holy See.
 
Lymphocyte cells of the parent are taken and genetically manipulated to favor the recovery of adaptive immunity, which protects the patient from viral or fungal infections. Once infused, therefore, these cells expand and help to protect the patient. It can, however,
happen that up attacking the body of the recipient (graft versus host disease): this is one of the major causes of death in the case of transplantation and is one of the reasons that often prevents this procedure in cases of diseases that does not put at immediate risk patient survival (non-neoplastic diseases of the blood).
    
The technique developed by the Child Jesus now allows you to fight and defeat the aggression on the part of the donor cells. Before starting the transplant path, in fact, they are taken by the parent lymphocyte cells of the blood in which the suicide gene (inducibilecaspase-9 or IC9) is inserted. This is then frozen. Two weeks after transplantation, the genetically modified cells are thawed and infused into the child. If everything proceeds without complications, the suicide gene remains dormant. If, on the contrary, you were to trigger the aggression of donor cells against the patient's body, one can intervene to lock it. Just inject into the patient an agent in itself inert, but activating the suicide gene, the AP1903.
 
THE FIRST TRIAL WORLD
The experiments carried out in collaboration with Bellicum Pharmaceutical Houston has already enrolled more than 100 patients in the first trial in Europe sull'infusione of these genetically modified cells. Of these children, 20 were suffering from serious forms of immunodeficiency, incompatible with life without a transplant. The study, coordinated from Hospital Child Jesus, have also joined several prestigious centers in Europe and North-Americans, reproducing the data for which the Roman Hospital has played a pioneering role
 
"The transplanted children had already a very low mortality risk - says Professor Franco Locatelli, director of the Pediatric Oncology and Medicine Transfusion Department of the Child Jesus - now, this risk was reduced further and, therefore, we feel confident to offer this important alternative treatment, bone marrow transplant from a parent, even in children who, while not a life-saving therapy, the transplant procedure can greatly improve the quality of life. This is the case for example of thalassemic that before this solution were transplanted, only in case of 100% compatible donor ».


Da:
http://www.lescienze.it/lanci/2016/11/25/news/ospedale_bambino_gesu_gene_suicida_abbatte_i_rischi_di_mortalita_nei_trapianti_di_midollo_da_genitore-3326852/?rss

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