Perché la vitamina E può aumentare il rischio di tumore alla prostata / Because vitamin E can increase the risk of prostate cancer

Perché la vitamina E può aumentare il rischio di tumore alla prostata Because vitamin E can increase the risk of prostate cancer


Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa



Utilizzata negli integratori antiossidanti, in determinate condizioni può provocare un effetto opposto e favorire quindi meccanismi cancerogeni. Lo mostra un nuovo studio guidato da ricercatori dell’Università di Bologna.

In determinate condizioni, l’effetto antiossidante della vitamina E può ribaltarsi fino ad arrivare a favorire meccanismi cancerogeni che portano al tumore alla prostata. Un paradosso fino ad oggi senza spiegazione che un nuovo studio, guidato da ricercatori dell’Università di Bologna, è riuscito finalmente a chiarire. Con una serie di esperimenti sia in vitro che in vivo su ratti, gli studiosi hanno infatti mostrato come la vitamina E sia in grado di indurre enzimi che facilitano la formazione di sostanze cancerogene e portano all’aumento dei radicali liberi, danneggiando così il DNA cellulare.
 
A partire da questi risultati – pubblicati su "Scientific Reports", rivista del gruppo Nature – i ricercatori suggeriscono quindi di prestare attenzione all’utilizzo eccessivo di integratori con funzione antiossidante. “Siamo esposti tutti i giorni a campagne pubblicitarie che promuovono svariati prodotti di origine naturale come vere e proprie pillole magiche prive di rischi per la salute”, spiega Moreno Paolini, professore dell’Università di Bologna che ha coordinato lo studio. “Purtroppo abbiamo però riscontrato che l’uso eccessivo di queste molecole può portare ad effetti dannosi: gli integratori possono essere fondamentali in particolari condizioni, ma è sempre bene consultare il proprio medico curante o uno specialista prima di iniziare ad assumerli”.
 
UN’IPOTESI DA VERIFICARE
Nel mondo occidentale, il cancro alla prostata è la più comune forma di tumore e la seconda causa di morte tra le malattie oncologiche per i maschi adulti. Per questo, comprensibilmente, negli ultimi decenni c’è stata una grande attenzione sulla prevenzione, con un focus sulla ricerca di sostanze antitumorali. Alcuni studi epidemiologici e preclinici, in particolare, hanno suggerito che l’integrazione nella dieta di selenio e vitamina E potesse proteggere contro alcuni fattori noti per favorire il tumore alla prostata. Ma un vasto studio clinico – chiamato SELECT – avviato nel 2001 per verificare e comprendere meglio gli effetti benefici di queste sostanze ha rivelato risultati inattesi e clamorosi: non solo il potere antitumorale della vitamina E non è stato confermato, ma è stato osservato un aumento significativo dei casi di cancro alla prostata tra chi assumeva gli integratori.
 
“A partire da questi risultati – spiega Donatella Canistro, ricercatrice tra i principali autori dello studio – abbiamo ipotizzato che la vitamina E, in determinate condizioni e in alcuni tessuti, non agisse più come antiossidante ma al contrario favorisse pericolosi processi ossidativi”. Un’ipotesi per la quale gli studiosi bolognesi hanno cercato – e trovato – verifiche in laboratorio. “Il nostro studio – continua Canistro – ha evidenziato come la vitamina E favorisca sia l’azione di una superfamiglia di enzimi, nota come CYP450, responsabile della trasformazione di sostanze pre-cancerogene in cancerogene finali, sia l’aumento dei livelli di radicali liberi nelle cellule della prostata”. Generando effetti che possono facilitare il danneggiamento del DNA cellulare, la vitamina E si comporta quindi in questo caso come una sostanza che favorisce l’insorgenza del tumore.
 
UN’ALTRA CONFERMA
I ricercatori hanno confermato l’attività cancerogena della vitamina E anche realizzando studi di trasformazione cellulare basati sul benzo(a)pirene: un idrocarburo che si trova ad esempio nel fumo di sigaretta e nei gas di scarico dei motori diesel, e una delle prime sostanze di cui è stata confermata la cancerogenicità.
 
“Dai nostri esperimenti – spiegano Fabio Vivarelli, ricercatore tra i principali autori dello studio, e Silvia Cirillo, dottoranda di ricerca – è emerso che la vitamina E aumenta l’attività cancerogena del benzo(a)pirene. Le cellule esposte alla vitamina E, infatti, una volta entrate in contatto con il benzo(a)pirene sono più portate ad acquisire le caratteristiche morfologiche e replicative tipiche delle cellule tumorali”.
 
L’utilizzo di integratori antiossidanti a base di vitamina E, insomma, non sembra essere un’arma efficace contro il tumore alla prostata. Anzi, in alcune condizioni può rivelarsi addirittura pericoloso. “I risultati del nostro studio – conferma il coordinatore Moreno Paolini – pongono l’attenzione sul tema dell’uso di integratori a base di antiossidanti nella prevenzione primaria. Da un lato possiamo affermare che il consumo di alcuni alimenti nell’ambito di uno stile di vita sano può contrastare l’insorgenza di alcune forme tumorali, ma dall’altro non siamo in grado di identificare specifiche vitamine, minerali o oligoelementi che possano essere promossi come agenti chemiopreventivi su larga scala”.
 
I PROTAGONISTI DELLO STUDIO
Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports con il titolo “Co-carcinogenic effects of vitamin E in prostate”. Per l’Università di Bologna hanno partecipato Fabio Vivarelli, Donatella Canistro, Silvia Cirillo e Moreno Paolini del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie; Alessio Papi ed Enzo Spisni del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali; Paola Franchi e Marco Lucarini del Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”; Antonello Lorenzini e Silvia Marchionni del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie.
 
Hanno inoltre collaborato ricercatori dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del CNR di Pisa, dell'Istituto Ramazzini di Bologna, dell'Università di Firenze e di Arpae Emilia-Romagna.

ENGLISH

Used in antioxidant supplements, under certain conditions it can cause an opposite effect and therefore promote carcinogenic mechanisms. This is shown by a new study led by researchers from the University of Bologna.

Under certain conditions, the antioxidant effect of vitamin E can topple over until it favors carcinogenic mechanisms that lead to prostate cancer. A paradox up to now without explanation that a new study, led by researchers from the University of Bologna, has finally succeeded in clarifying. With a series of experiments both in vitro and in vivo on rats, researchers have shown that vitamin E is able to induce enzymes that facilitate the formation of carcinogens and lead to the increase of free radicals, thus damaging cellular DNA .
 
Starting from these results - published in "Scientific Reports", the journal of the Nature group - the researchers therefore suggest paying attention to the excessive use of supplements with antioxidant function. "We are exposed every day to advertising campaigns that promote various natural products like real magic pills without health risks," explains Moreno Paolini, a professor at the University of Bologna who coordinated the study. "Unfortunately, however, we found that the excessive use of these molecules can lead to harmful effects: supplements can be fundamental in particular conditions, but it is always good to consult your doctor or a specialist before starting to take them".
 
A HYPOTHESIS TO VERIFY
In the western world, prostate cancer is the most common form of cancer and the second leading cause of death among oncological diseases for adult males. For this reason, understandably, in recent decades there has been a great deal of attention on prevention, with a focus on the search for anticancer substances. Some epidemiological and preclinical studies, in particular, have suggested that the integration of selenium and vitamin E in the diet could protect against some factors known to promote prostate cancer. But a vast clinical study - called SELECT - started in 2001 to verify and better understand the beneficial effects of these substances has revealed unexpected and sensational results: not only has the antitumor power of vitamin E not been confirmed, but a significant increase has been observed of prostate cancer cases among those taking supplements.
 
"Starting from these results - explains Donatella Canistro, researcher among the main authors of the study - we hypothesized that vitamin E, in certain conditions and in some tissues, no longer acted as an antioxidant but on the contrary favored dangerous oxidative processes". A hypothesis for which Bolognese scholars have sought - and found - laboratory tests. "Our study - continues Canistro - highlighted how vitamin E promotes both the action of an enzyme superfamily, known as CYP450, responsible for the transformation of pre-carcinogenic substances into final carcinogens, and the increase in free radical levels in prostate cells ". By generating effects that can facilitate damage to cellular DNA, vitamin E therefore behaves in this case as a substance that favors the onset of the tumor.
 
ANOTHER CONFIRMATION
The researchers confirmed the carcinogenic activity of vitamin E also by carrying out cellular transformation studies based on benzo (a) pyrene: a hydrocarbon that is found for example in cigarette smoke and in the exhaust gases of diesel engines, and one of the first substances of which carcinogenicity has been confirmed.
 
"From our experiments - explain Fabio Vivarelli, researcher among the principal authors of the study, and Silvia Cirillo, PhD student - it emerged that vitamin E increases the carcinogenic activity of benzo (a) pyrene. The cells exposed to vitamin E, in fact, once they come into contact with benzo (a) pyrene, are more likely to acquire the morphological and replicative characteristics typical of tumor cells ".
 
In short, the use of antioxidant supplements based on vitamin E does not seem to be an effective weapon against prostate cancer. Indeed, in some conditions it can even be dangerous. "The results of our study - confirms the coordinator Moreno Paolini - focus on the use of antioxidant-based supplements in primary prevention. On the one hand we can say that the consumption of some foods as part of a healthy lifestyle can counteract the onset of some cancers, but on the other hand we are not able to identify specific vitamins, minerals or trace elements that can be promoted as large-scale chemopreventive agents ”.
 
THE PROTAGONISTS OF THE STUDY
The study was published in Scientific Reports with the title "Co-carcinogenic

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