Crohn e colite ulcerosa, dare la vitamina D serve a poco / Crohns and ulcerative colitis, give the Vitamin D is of little use
Il trattamento con supplementazioni orali di colecalciferolo D3 non è in grado di ridurre in modo significativo i livelli ematici di TNF-ɑ e, quindi, l’attività di malattia in pazienti affetti da morbo di Crohn o colite ulcerosa (UC).
Questo il secco responso di uno studio iraniano pubblicato sulla rivista Gastroenterology and Hepatology che, comunque, dovrà essere confermato da studi ulteriori condotti su campioni di pazienti numericamente superiori.
La malattia di Crohn e l’UC sono due malattie infiammatorie croniche del tratto gastrointestinale (IBD), caratterizzate da anomalie della risposta immunitaria mucosale ad antigeni intraluminal in individui geneticamente predisposti.
La malattia di Crohn e l’UC sono due malattie infiammatorie croniche del tratto gastrointestinale (IBD), caratterizzate da anomalie della risposta immunitaria mucosale ad antigeni intraluminal in individui geneticamente predisposti.
“Come è noto – ricordano gli autori nell’introduzione allo studio – il TNF-α e alcune citochine pro-inflammatorie giocano un ruolo nell’induzione e cronicizzazione dell’infiammazione intestinale nelle IBD ed è stato dimostrato come alcuni trattamenti rivolti contro queste citochine, in particolare gli anticorpi anti- TNF-α, siano efficaci in questo set di pazienti”.
Alcuni studi epidemiologici sulle IBD hanno dimostrato l’esistenza di un gradiente geografico nord-sud di queste affezioni, con una maggiore prevalenza nel nord Europa e nel nord America.
La vitamina D, in buona parte prodotta grazie all’esposizione solare, è dotata di funzioni immunoregolatorie e, quindi, la sua carenza localizzata soprattutto nelle regioni a minor esposizione solare ha suggerito un suo ruolo come fattore di rischio concomitante per lo sviluppo di IBD.
“Tale ipotesi – argomentano gli autori – è stata suffragata da osservazioni sperimentali secondo le quali la condizione di deficit vitaminico D o di assenza del recettore per la vitamina (VDR) si associa ad un aumento della produzione di citochine pro-inflammatorie ( TNF-α in primis) mentre il trattamento con vitamina D in modelli animali è coinvolto in maniera positiva nel mantenimento o nel ripristino della corretta funzione immunitaria, condizione potenzialmente utile nel trattamento delle IBD”.
Obiettivo dello studio, pertanto, è stato quello di valutare l’efficacia del trattamento con colecalciferolo nelle IBD in termini di riduzione dei livelli di TNF-α e, conseguentemente, dell’attività di malattia.
A tal scopo, è stato allestito questo trial randomizzato e controllato, nel corso del quale 108 pazienti con livelli di idrossi-vitamina D [25(OH)D]
Entrambi i gruppi in studio erano simili per età, sesso e altre caratteristiche di base prima del trattamento. L’età media, infatti, era pari a 37,36±14,69 anni nel gruppo sottoposto a supplementazione vitaminica e a 38,75±15,73 anni nel gruppo di controllo. Quanto alla durata di malattia, questa era pari a 60,07±58,41 mesi nel gruppo trattato con colecalciferolo e a 65,74±58,26 mesi nel gruppo di controllo. Infine, non vi erano differenze significative nei livelli basali di TNF-α tra i due gruppi [33,3 pg/ml (S.D. 29,3 pg/ml) vs. 28,0 pg/ml (S.D. 20,1) p=0,27].
Lo studio ha documentato, alla fine del periodo di supplementazione con colecalciferolo, una riduzione dei livelli ematici di TNF-α da un valore medio di 33,3 (S.D. 29,3 pg/ml) a 26,64 (S.D. 17,56 pg/ml). Tale differenza, tuttavia, non è stata statisticamente significativa (p=0,07, IC95%: -0.45 – 8.14). Al contrario, i livelli di 25(OH)D sono risultati significativamente più elevati nel gruppo sottoposto a supplementazione rispetto al gruppo di controllo (p=<0.0001, 95% CI: -61.40 to -43.30).
Infine, i livelli di TNF-α sono risultati significativamente associati con CDAI (clinical disease activity index), un indice di attività di malattia specifico per le IBD.
Ciò, in pratica, significa che la supplementazione con colecalciferolo, riducendo in maniera non significativa i livelli di TNF-α di partenza, non ha influito nemmeno sull’attività di malattia.
Ciò, in pratica, significa che la supplementazione con colecalciferolo, riducendo in maniera non significativa i livelli di TNF-α di partenza, non ha influito nemmeno sull’attività di malattia.
Nel commentare i risultati, gli autori hanno sottolineato che “…a loro conoscenza, pochi trial hanno finora preso in esame l’effetto della supplementazione con vitamina D in presenza di IBD “.
Lo studio in questione, pertanto, è il primo trial ad aver stimato l’effetto della supplementazione con colecalciferolo in presenza di IBD con riferimento ai livelli di TNF-α e CDAI.
Lo studio in questione, pertanto, è il primo trial ad aver stimato l’effetto della supplementazione con colecalciferolo in presenza di IBD con riferimento ai livelli di TNF-α e CDAI.
Tra i limiti intrinseci di questo trial, riconosciuti dagli stessi autori, vi sono la breve durata del periodo di trattamento e l’assenza di un trattamento placebo.
ENGLISH
Treatment with oral cholecalciferol D3 supplementation is not able to significantly reduce TNF-ɑ blood levels and, therefore, disease activity in patients with Crohn's disease or ulcerative colitis (UC).
This is the dry response of an Iranian study published in the journal Gastroenterology and Hepatology which, however, must be confirmed by further studies conducted on samples of numerically superior patients.
Crohn's disease and UC are two chronic inflammatory diseases of the gastrointestinal tract (IBD), characterized by abnormalities of the mucosal immune response to intraluminal antigens in genetically predisposed individuals.
"As is known - the authors note in the introduction to the study - TNF-α and some pro-inflammatory cytokines play a role in the induction and chronicity of intestinal inflammation in IBD and has been shown as some treatments aimed at these cytokines, in particular anti-TNF-α antibodies, are effective in this set of patients ".
Some epidemiological studies on IBD have shown the existence of a north-south geographical gradient of these diseases, with a greater prevalence in northern Europe and North America.
Vitamin D, largely produced by sun exposure, is equipped with immunoregulatory functions and, therefore, its localized deficiency especially in regions with less sun exposure has suggested its role as a concomitant risk factor for the development of IBD.
"This hypothesis - the authors argue - was supported by experimental observations according to which the condition of vitamin D deficiency or absence of the vitamin receptor (VDR) is associated with an increase in the production of pro-inflammatory cytokines (TNF-α first of all) while the treatment with vitamin D in animal models is involved in a positive way in the maintenance or restoration of the correct immune function, a potentially useful condition in the treatment of IBD ".
The objective of the study was therefore to evaluate the efficacy of treatment with cholecalciferol in IBD in terms of reduction of TNF-α levels and, consequently, of disease activity.
For this purpose, this randomized controlled trial was set up, during which 108 patients with hydroxy-vitamin D levels [25 (OH) D]
Both study groups were similar in age, gender, and other basic characteristics before treatment. In fact, the mean age was 37.36 ± 14.69 years in the vitamin supplement group and 38.75 ± 15.73 years in the control group. As for disease duration, this was 60.07 ± 58.41 months in the cholecalciferol group and 65.74 ± 58.26 months in the control group. Finally, there were no significant differences in the baseline TNF-Î ± levels between the two groups [33.3 pg / ml (S.D. 29.3 pg / ml) vs. 28.0 pg / ml (S.D. 20.1) p = 0.27].
At the end of the colecalciferol supplementation period, the study documented a reduction in TNF-α blood levels from a mean value of 33.3 (SD 29.3 pg / ml) to 26.64 (SD 17.56 pg / ml). However, this difference was not statistically significant (p = 0.07, IC95%: -0.45 - 8.14). In contrast, 25 (OH) D levels were significantly higher in the supplemented group than in the control group (p = <0.0001, 95% CI: -61.40 to -43.30).
Finally, TNF-α levels were significantly associated with CDAI (clinical disease activity index), a specific disease activity index for IBDs.
This, in practice, means that colecalciferol supplementation, by not significantly reducing the starting TNF-α levels, did not even influence disease activity.
Commenting on the results, the authors stressed that "... to their knowledge, few trials have so far examined the effect of vitamin D supplementation in the presence of IBD".
The study in question, therefore, is the first trial to have estimated the effect of colecalciferol supplementation in the presence of IBD with reference to TNF-α and CDAI levels.
Among the intrinsic limits of this trial, recognized by the same authors, there are the short duration of the treatment period and the absence of a placebo treatment.
Da:
http://www.vitaminad.it/crohn-e-colite-ulcerosa-dare-la-vitamina-d-serve-a-poco/
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