Neurofeedback: allenare il cervello contro i disturbi neurologici / Neurofeedback: train the brain against neurological disorders

Neurofeedback: allenare il cervello contro i disturbi neurologiciNeurofeedback: train the brain against neurological disorders

Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa
neurofeedback
Meno di un'ora di allenamento con il neurofeedback induce cambiamenti sostanziali nelle connessioni del cervello. Una scoperta che potrebbe aiutare pazienti con patologie neurologiche come il Parkinson.

Osservare cosa accade all’interno del nostro cervello per imparare a modularne l’attività. E riprendere così il controllo quando qualcosa non va come dovrebbe: come nel caso di doloricronicineuropatie, disturbi psicologici come ansia e depressione. Si chiama neurofeedback, ed è una nuova strategia terapeutica talmente efficace che potrebbe rivelarsi una potente arma in più anche nella cura di patologie invalidanti come il Parkinson l’ictus. Basta una sola ora di trattamento, infatti, per rafforzare sensibilmente connessioni e comunicazioni tra le diverse aree del nostro cervello, come dimostra uno studio pubblicato su Neuroimage.

Neurofeedback: questo sconosciuto

Ma che cos’è il neurofeedback? Si tratta di una tecnica derivata da un metodo di intervento neuro-cognitivo chiamato Biofeedback, in cui si impara a riconoscere e correggere lealterazioni fisiologiche alla base di un disturbo osservandone una rappresentazione visiva o acustica, ottenuta con elettroditrasduttori o altri tipi di sensori non invasivi. Osservando su uno schermo i segnali elettrici provenienti da un muscolo, ad esempio, è possibile imparare a controllarne la tensione, e ridurre o prevenire dolori come cefalee o lombalgie. Applicando lo stesso principio all’attività del cervello, si ottiene il neurofeedback: l’elettroencefalogrammadel paziente viene visualizzato sullo schermo di un computer in tempo reale, fornendo quindi la possibilità di osservare dal vivo i propri processi neurofisiologici per provare a modularli coscientemente.
“Sapevamo già che il cervello è in grado di adattarsi in modo incredibile,” spiega Theo Marins, autore principale della ricerca, “Ma non eravamo sicuri di poter osservare simili cambiamenti in tempi così rapidi. E comprendere come possiamo influenzare i collegamenti all’interno del cervello e il suo funzionamento è la chiave per trattare i disturbi neurologici”.

“Immagina il movimento delle mani”

Allo studio hanno preso parte 36 partecipanti, che si sono cimentati in un esperimento il cui obiettivo era incrementare l’attività del cervello che regola il movimento delle mani. Anziché muovere le mani, tuttavia, ai pazienti era chiesto solamente di immaginare il movimentonella propria mente. Diciannove dei partecipanti sono stati sottoposti a una sessione di neurofeedback, mentre i rimanenti 17 hanno preso parte a una sessione placebo. Al termine della sessione, che durava meno di un’ora, i collegamenti neurali dei pazienti sono stati quindi analizzati per valutare l’impatto dell’intervento.

Il neurofeedback rafforza i collegamenti neurali

Dati dati raccolti è emerso che nei partecipanti sottoposti a neurofeedback il corpo calloso, il ponte che collega gli emisferi del cervello, presentava una maggiore integrità, mentre i collegamenti neurali che controllano i movimenti del corpo erano stati rinforzati. In generale, l’intero sistema appariva più robusto. Il training ha mostrato anche un impatto positivo sul default mode network, una rete di aree cerebrali che coinvolge diverse zone del cervello, e che può essere compromesso dopo un ictus o in individui affetti da patologie quali Parkinson, Alzheimer e depressione. Questi cambiamenti non sono stati invece osservati nel gruppo di controllo.
“Abbiamo mostrato che il neurofeedback può essere considerato un potente strumento per indurre cambiamenti visibili nel cervello a velocità record,” conclude Fernanda Tovar Moll, co-autrice dello studio, “Ora il nostro obiettivo è quello di portare avanti nuove ricerche per testare questa tecnica per aiutare persone affette da disturbi neurologici”.
ENGLISH
Less than an hour of training with neurofeedback induces substantial changes in brain connections. A discovery that could help patients with neurological disorders such as Parkinson's.
Observe what happens inside our brain to learn how to modulate its activity. And thus take back control when something is wrong as it should: as in the case of chloride, neuropathies, psychological disorders such as anxiety and depression. It's called neurofeedback, and it's such a new therapeutic strategy that it could prove to be a powerful weapon in the treatment of disabling diseases like Parkinson's or stroke. Just one hour of treatment, in fact, to significantly strengthen connections and communications between the different areas of our brain, as shown by a study published in Neuroimage.
Neurofeedback: this stranger
But what is neurofeedback? This is a technique derived from a neuro-cognitive intervention method called Biofeedback, in which one learns to recognize and correct the physiological alterations underlying a disorder by observing a visual or acoustic representation, obtained with electrodes, transducers or other types of sensors. invasive. By observing the electrical signals coming from a muscle on a screen, for example, it is possible to learn to control its tension and reduce or prevent pains such as headaches or low back pain. Applying the same principle to the activity of the brain, neurofeedback is obtained: the patient's electroencephalogram is displayed on a computer screen in real time, thus providing the opportunity to observe their own neurophysiological processes live to try to modulate them consciously.
"We already knew that the brain is able to adapt in an incredible way," explains Theo Marins, lead author of the research, "But we weren't sure if we could observe such changes so quickly. And understanding how we can influence connections within the brain and how it works is the key to treating neurological disorders ".
"Imagine the movement of the hands"
The study was attended by 36 participants, who experimented with an experiment whose goal was to increase the activity of the brain that regulates hand movement. Instead of moving their hands, however, patients were only asked to imagine the movement in their mind. Nineteen of the participants were subjected to a neurofeedback session, while the remaining 17 took part in a placebo session. At the end of the session, which lasted less than an hour, the neural connections of the patients were then analyzed to assess the impact of the intervention.
Neurofeedback strengthens neural connections
Data collected showed that in the neurofeedback participants the corpus callosum, the bridge that connects the hemispheres of the brain, showed greater integrity, while the neural connections controlling body movements had been reinforced. In general, the entire system appeared more robust. The training also showed a positive impact on the default mode network, a network of brain areas that involves different areas of the brain, and that can be compromised after a stroke or in individuals suffering from diseases such as Parkinson's, Alzheimer's and depression. These changes were not observed in the control group.
"We have shown that neurofeedback can be considered a powerful tool to induce visible changes in the brain at record speeds," concludes Fernanda Tovar Moll, co-author of the study, "Now our goal is to carry out new research to test this technique to help people suffering from neurological disorders ”.
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