Dall’influenza Spagnola alla Sars, le pandemie più gravi della storia / From the Spanish flu to Sars, the most serious pandemics in history

Dall’influenza Spagnola alla Sars, le pandemie più gravi della storia From the Spanish flu to Sars, the most serious pandemics in history


Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa


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Il coronavirus identificato in Cina fa riemergere la paura del contagio. Nel corso dei secoli sono state diverse le epidemie che hanno provocato migliaia, quando non milioni, di vittime in tutto il mondo.

Il coronavirus identificato in Cina fa riemergere la paura del contagio e riporta alla mente lo spettro delle grandi pandemie che, in momenti diversi della storia dell’uomo, hanno provocato migliaia, quando non milioni, di vittime. Spesso senza che si riuscisse a individuarne la causa, almeno fino all’Ottocento .

La peste nera del Trecento


Una delle prime epidemie di cui si ha traccia è quella di febbre tifoide durante la guerra del Peloponneso, nel V secolo avanti Cristo. Il focolaio della cosiddetta “peste di Atene” colpì gran parte del Mediterraneo orientale. Nelle cronache del VI secolo dopo Cristo trova invece largo spazio il morbo di Giustiniano, una pandemia di peste bubbonica che, sotto il regno dell’imperatore Giustiniano I, dal quale prese il nome, si abbatté sui territori dell’Impero bizantino e in particolar modo su Costantinopoli. Ma fu la grande peste nera del 1300 la peggiore per la popolazione europea, che ne uscì decimata. L’epidemia fu probabilmente importata dal Nord della Cina. Nei secoli successivi si sono succedute periodiche epidemie di colera e il vaiolo, ribattezzata la “malattia democratica” perché uccideva tanto i poveri quanto i sovrani, come Luigi XV di Francia.

Il flagello della Spagnola


Nel XX secolo, l’enorme crescita della popolazione mondiale e lo sviluppo dei mezzi di trasporto moderni, insieme a tanti benefici, hanno permesso anche ai virus di viaggiare rapidamente da una parte all’altra del pianeta, arrivando incolumi dall’estremo Est sul suolo europeo o americano. La madre di tutte le pandemie, ancora più grave perché sviluppatasi in concomitanza con la Prima guerra mondiale, risale infatti al Novecento ed è l’influenza Spagnola, chiamata così perché le prime notizie su di essa furono riportate dai giornali della Spagna che, non essendo coinvolta nel conflitto mondiale, non era soggetta alla censura di guerra. Il virus contagiò mezzo miliardo di persone uccidendone almeno 25 milioni, anche se alcune stime parlano di 50-100 milioni di morti. Si calcola che morì dal 3 al 6% della popolazione mondiale. Identificata per la prima volta in Kansas nel 1918, la Spagnola era causata da un ceppo virale H1N1.

I virus del secondo Dopoguerra


Nel 1957 tornò la paura del contagio con la cosiddetta influenza Asiatica, un virus A H2N2 isolato per la prima volta in Cina. In questo caso, venne messo a punto in tempi record un vaccino che permise di frenare e poi di spegnere del tutto la pandemia, dichiarata conclusa nel 1960. Nel frattempo, però, erano morte due milioni di persone. Sempre dall’Asia, caratterizzata da aree densamente popolate, un’igiene non sempre appropriata e - almeno fino alla fine del secolo scorso - uno scarso livello di strutture sanitarie, nel 1968 arrivò l’influenza di Hong Kong, un tipo di influenza aviaria, abbastanza simile all’Asiatica, che in due anni uccise dalle 750mila ai 2 milioni di persone, di cui 34mila solo negli Stati Uniti.

Sars e “suina”


Nel nuovo millennio il primo allarme mondiale è scattato nel 2003 per la Sars, acronimo di “Sindrome acuta respiratoria grave”, una forma atipica di polmonite apparsa per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong in Cina. In un anno la Sars uccise 800 persone, tra cui il medico italiano Carlo Urbani, il primo a identificare il virus che lo ha poi stroncato. Risale invece al 2009 l’impropriamente detta “influenza suina”, causato da un virus A H1N1. Enorme l’allarme anche in Italia, dove furono oltre un milione e mezzo le persone contagiate. La paura rientrò quando fu chiaro che il tasso di mortalità era inferiore anche a quello della normale influenza.

Influenza, l’ABC dei virus

Si conoscono tre tipi di virus influenzali, chiamati A, B e C. Hanno differenti caratteristiche e diversa pericolosità. Impariamo a conoscerli meglio.
La storia dell’influenza ha inizio nel 1933, in Gran Bretagna, quando venne identificato il primo virus influenzale che colpisce l’essere umano.
Per la verità già in precedenza erano stati isolati virus influenzali in polli o maiali, e ovviamente l’influenza, come malattia, esisteva già da secoli.
Dagli anni ’30 a oggi gli scienziati hanno individuato più tipi di virus, che sono stati classificati in tre famiglie: di tipo A, B e C.

Le tre famiglie in dettaglio

  • I virus di tipo A sono i più comuni. Circolano nell’organismo umano, ma anche in quello di altre specie animali, quali uccelli, maiali e cavalli. Essenzialmente sono virus aviari, alcuni dei quali si sono adattati all'uomo, ma possono passare anche attraverso i suini, come sembra sia successo nel 2010 con la nuova influenza originata in Messico (H1N1). Sono responsabili delle forme più serie di influenza e possono causare epidemie e pandemie.
  • I virus di tipo B circolano soltanto nell’organismo umano. Anche loro possono causare epidemie, ma non sembra siano in grado di indurre pandemie, cioè le infezioni su larga scala. Determinano, in genere, una forma di influenza meno grave di quella dovuta ai virus di tipo A, anche se hanno le potenzialità per diventare pericolosi, qualora mutassero.
  • I virus di tipo C non sono collegati a pandemie né a grandi epidemie, e, di solito, causano infezioni asintomatiche o molto lievi, quindi con scarsa rilevanza dal punto di vista clinico.

VirusCaratteristicheManifestazioni
Virus di tipo ACircolano nell’organismo umano,
ma anche in quello di altre
specie animali, quali uccelli,
maiali e cavalli
Sono responsabili delle forme
più serie di influenza e possono
causare epidemie e pandemie
Virus di tipo BCircolano soltanto
nell’organismo umano
Possono causare epidemie, ma
non sembra siano in grado di
indurre pandemie
Virus di tipo CHanno scarsa rilevanza dal
punto di vista clinico
Non sono collegati a pandemie
né a grandi epidemie

    La struttura dei virus

    Tutti i virus A, B e C appartengono al genere Orthomixovirus. In pratica sono particelle sferiche od ovoidali che contengono acido ribonucleico (RNA), racchiuso da un involucro proteico costituito da due principali componenti: emoagglutinine (H) e neuraminidasi (N).

    Tali componenti sono quelle che permettono al virus di penetrare all’interno delle cellule dell’organismo (uomo o animale) e di infettarle. E sono anche i composti che funzionano da antigeni, cioè sono riconosciuti dal nostro sistema immunitario nei confronti dei quali organizza i propri strumenti di difesa.
    Mentre i virus di tipo B e C non hanno sottotipi, quelli di tipo A presentano differenti proteine H o N sulla loro superficie, e, quindi, sono suddivisi in sottotipi.
    A oggi, sono tre i sottotipi di virus A, correlati a gravi pandemie di influenza umana, e precisamente i virus H1N1, legati all’influenza denominata Spagnola, che ha dato origine alla pandemia verificatasi nel 1918, gli H2N2 (causa della pandemia di Asiatica del 1957) e i virus H3N2 detti anche Hong Kong, responsabili della pandemia del 1968.

    Mutazioni pericolose

    Una delle caratteristiche peculiari dei virus influenzali è la loro possibilità di mutare. Le mutazioni interessano prevalentemente gli antigeni di superfici e H e N, rendendo più difficile il riconoscimento del virus da parte del nostro sistema immunitario.
    I cambiamenti possono avvenire attraverso due meccanismi differenti:
    • Il primo, detto slittamento antigenico (o deriva antigenica o antigenic drift), avviene continuamente sia nei virus A sia nei B, è graduale e porta a piccole mutazioni nelle strutture proteiche di superficie. È il fenomeno responsabile delle variazioni dei virus stagionali.
    • Il secondo, definito spostamento antigenico (antigenic shift), avviene invece soltanto occasionalmente (ogni 10-30 anni), interessa solo il virus A e produce nuove varietà virali, con una o entrambe le strutture di superficie H e N completamente sostituite a causa di uno “scambio” tra un virus umano e uno animale.
    Questi nuovi virus, quindi, completamente sconosciuti al sistema immunitario umano, sono in grado di trasmettersi rapidamente e a grandi distanze in tutti i gruppi di età, questo potrebbe causare una pandemia (un’epidemia che si diffonde su scala mondiale).
    Quando si verifica il cambiamento simultaneo dei due antigeni di superficie l’influenza particolarmente pericolosa, come accadde nel 1918 con il virus H1N1 e nel 1957, quando comparve il sottotipo H2N2, ma anche nel 1968, quando si verificò la Hong Kong, dovuta al sottotipo H3N2, meno grave delle precedenti poiché lo shift coinvolse solo l'emoagglutinina (H) e in parte della popolazione erano presenti anticorpi contro la neuroamidasi N2.
    Per fortuna le mutazioni più frequenti sono quelle minori, che producono piccole varianti dei virus A e B, verso le quali la popolazione presenta un certo grado di immunità.

    ENGLISH

    The coronavirus identified in China brings back the fear of contagion. Over the centuries there have been several epidemics that have caused thousands, if not millions, of victims worldwide.

    The coronavirus identified in China brings back the fear of contagion and brings to mind the specter of the great pandemics that, at different times in human history, have caused thousands, if not millions, of victims. Often without being able to identify the cause, at least until the nineteenth century.
    The black plague of the fourteenth century

    One of the first epidemics to be traced is that of typhoid fever during the Peloponnese war, in the fifth century BC. The outbreak of the so-called "Athens plague" affected much of the eastern Mediterranean. In the chronicles of the sixth century after Christ, however, Justinian's disease, a pandemic of bubonic plague that, under the reign of Emperor Justinian I, from whom it took its name, fell on the territories of the Byzantine Empire and in particular on Constantinople. But the great black plague of 1300 was the worst for the European population, which came out decimated. The epidemic was probably imported from northern China. In the following centuries periodic epidemics of cholera and smallpox followed, renamed the "democratic disease" because it killed both the poor and the sovereigns, like Louis XV of France.
    The scourge of the Spaniard

    In the twentieth century, the enormous growth of the world population and the development of modern means of transport, together with many benefits, also allowed viruses to travel quickly from one part of the planet to the other, arriving unharmed from the Far East European or American. The mother of all pandemics, even more serious because it developed in conjunction with the First World War, dates back to the twentieth century and is the Spanish flu, so called because the first news about it was reported in the newspapers of Spain which, not being involved in the world conflict, it was not subject to war censorship. The virus infected half a billion people killing at least 25 million, although some estimates speak of 50-100 million deaths. It is estimated that 3 to 6% of the world's population died. First identified in Kansas in 1918, Spanish was caused by an H1N1 viral strain.
    Viruses of the second post-war period

    In 1957 the fear of contagion with the so-called Asian flu returned, an H2N2 virus isolated for the first time in China. In this case, a vaccine was developed in record time which made it possible to brake and then completely shut down the pandemic, which ended in 1960. In the meantime, however, two million people had died. Also from Asia, characterized by densely populated areas, hygiene not always appropriate and - at least until the end of the last century - a poor level of health facilities, in 1968 came the Hong Kong flu, a type of avian flu, quite similar to Asiatic, which in two years killed from 750 thousand to 2 million people, of which 34 thousand only in the United States.
    Sars and "swine"

    In the new millennium, the first worldwide alarm went off in 2003 for Sars, an acronym for "Acute respiratory syndrome", an atypical form of pneumonia that first appeared in November 2002 in the province of Guangdong in China. In one year, Sars killed 800 people, including the Italian doctor Carlo Urbani, the first to identify the virus that then cut him off. The improperly called "swine flu", caused by an A H1N1 virus, dates back to 2009. The alarm is also enormous in Italy, where over one and a half million people were infected. The fear returned when it became clear that the mortality rate was lower than that of normal flu as well.

    Influenza, the ABC of viruses

    Three types of flu viruses are known, called A, B and C. They have different characteristics and different dangers. Let's get to know them better.
    The history of the flu began in 1933, in Great Britain, when the first flu virus that affected humans was identified.
    To tell the truth, influenza viruses had already been isolated in chickens or pigs, and obviously flu, as a disease, had existed for centuries.
    From the 1930s to today, scientists have identified multiple types of viruses, which have been classified into three families: type A, B and C.

    The three families in detail

    Type A viruses are the most common. They circulate in the human body, but also in that of other animal species, such as birds, pigs and horses. They are essentially avian viruses, some of which have adapted to humans, but they can also pass through pigs, as seems to have happened in 2010 with the new flu originated in Mexico (H1N1). They are responsible for the most serious forms of flu and can cause epidemics and pandemics.
    Type B viruses circulate only in the human body. They too can cause epidemics, but do not appear to be capable of inducing pandemics, that is, large-scale infections. Generally, they determine a less severe form of influenza than that due to type A viruses, even if they have the potential to become dangerous if they change.
    Type C viruses are not linked to pandemics or large epidemics, and usually cause asymptomatic or very mild infections, therefore with little clinical relevance.

    Virus types.

    Type A viruses circulating in the human body, but also in that of others animal species, such as birds, pigs and horses

    They are responsible for the forms more series of influence and can cause epidemics and pandemics

    Type B viruses only circulate in the human body

    They can cause epidemics, but doesn't seem to be able to induce pandemics

    Type C viruses have little relevance since clinical point of view

    They are not related to pandemics nor to large epidemics

    The structure of viruses

    All viruses A, B and C belong to the Orthomixovirus genus. In practice they are spherical or ovoid particles that contain ribonucleic acid (RNA), enclosed by a protein envelope consisting of two main components: hemagglutinins (H) and neuraminidases (N).

    These components are those that allow the virus to penetrate inside the body's cells (man or animal) and to infect them. And they are also the compounds that function as antigens, that is, they are recognized by our immune system against which it organizes its own defense tools.
    While type B and C viruses do not have subtypes, type A viruses have different H or N proteins on their surface, and are therefore divided into subtypes.

    To date, there are three subtypes of virus A, related to serious pandemics of human flu, namely the H1N1 viruses, linked to the flu called Spanish, which gave rise to the pandemic that occurred in 1918, the H2N2 (cause of the Asian pandemic 1957) and H3N2 viruses, also known as Hong Kong, responsible for the 1968 pandemic.
    Dangerous mutations

    One of the peculiar characteristics of influenza viruses is their ability to mutate. The mutations mainly affect surface and H and N antigens, making it more difficult for our immune system to recognize the virus.

    Changes can occur through two different mechanisms:

    The first, called antigenic slippage (or antigenic drift) occurs continuously in both A and B viruses, is gradual and leads to small mutations in surface protein structures. It is the phenomenon responsible for seasonal virus variations.

    The second, defined antigenic shift, occurs only occasionally (every 10-30 years), affects only virus A and produces new viral varieties, with one or both surface structures H and N completely replaced due to an "exchange" between a human and an animal virus.
    These new viruses, therefore, completely unknown to the human immune system, are able to transmit quickly and at great distances in all age groups, this could cause a pandemic (an epidemic that spreads worldwide).

    When the simultaneous change of the two surface antigens occurs, particularly dangerous influenza, as happened in 1918 with the H1N1 virus and in 1957, when the subtype H2N2 appeared, but also in 1968, when Hong Kong occurred, due to the subtype H3N2, less serious than the previous ones since the shift involved only hemagglutinin (H) and in part of the population antibodies were present against the N2 neuroamidase.
    Fortunately, the most frequent mutations are the minor ones, which produce small variants of the viruses A and B, towards which the population has a certain degree of immunity.

    Da:

    https://tg24.sky.it/salute-e-benessere/approfondimenti/epidemie-piu-gravi-storia.html

    https://www.saperesalute.it/influenza-labc-dei-virus

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