Covid-19: perché alcuni pazienti sono asintomatici e altri finiscono in terapia intensiva / Covid-19: why some patients are asymptomatic and others end up in intensive care
Covid-19: perché alcuni pazienti sono asintomatici e altri finiscono in terapia intensiva / Covid-19: why some patients are asymptomatic and others end up in intensive care
Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa
È una delle (tante) domande su Covid-19 ancora senza risposta certa. Che tuttavia la comunità scientifica sta provando a comprendere meglio incrociando dati, cercando correlazioni, verificando o smentendo ipotesi e possibilità. La questione riguarda la forte disomogeneità degli effetti dell’infezione da Sars-Cov-2: dall’inizio della pandemia abbiamo osservato molti pazienti asintomatici o paucisintomatici, altri che hanno sofferto di febbre, tosse secca e spossatezza, altri ancora che purtroppo hanno subito effetti più gravi, come difficoltà respiratoria, senso di oppressione e dolore al petto e perdita delle facoltà di parola e movimento, e sono finiti in terapia intensiva. E all’estremo della scala ci sono le oltre 800mila persone che, a oggi, hanno perso la vita.
Comprendere le cause di tanta variabilità è tutt’altro che semplice. Quello che sappiamo per certo è che ci sono categorie di persone più a rischio di altre, ovvero gli anziani, i maschi, le persone che soffrono di patologie croniche e (soprattutto nel mondo anglosassone) le persone di colore.
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I ricercatori stanno cercando di capire come interagiscono tra loro i fattori biologici, tra cui il cambiamento del sistema immunitario con l’invecchiamento, le differenze maschio-femmina, la variabilità genetica, e quelli socioambientali, tra cui il livello di istruzione e di ricchezza, per aumentare o diminuire il rischio individuale. Scientific American si è recentemente occupato della questione, proponendo la metafora della matrioska: per ogni persona, i fattori di rischio possono essere paragonati a bambole di dimensioni diverse. La più piccola, la più interna, è quella legata ai geni, al sesso biologico e all’età, gli elementi che più direttamente influenzano la vulnerabilità alle infezioni. Il secondo strato consiste delle malattie croniche che rendono più facile la penetrazione del virus nelle cellule e/o più difficile la sua soppressione da parte del sistema immunitario. Il terzo strato, quello più esterno, riflette i rischi provenienti da circostanze ambientali, tra cui il lavoro, l’accesso alle cure sanitarie, lo stile di vita, l’esposizione a sostanze inquinanti. Proviamo a passare brevemente in rassegna tutti questi fattori.
Età
Basta guardare i numeri per convincersi che l’età è il fattore che più di tutti determina gli effetti dell’infezione da coronavirus. Guardiamo per esempio alla Cina, dove tutto è iniziato: la mortalità media generale da Covid-19 si attesta attorno al 2,3%, che passa all’8% se si isola la fascia di età 70-79 anni e addirittura al 14,8% per gli ultraottantenni. Stesso discorso per la città di New York, dove la metà delle morti da coronavirus si sono registrate tra gli over 75, e per il Regno Unito, dove si è osservato che i pazienti ultraottantenni hanno un rischio di morte 20 volte più alto rispetto ai 50enni. Le ragioni principali sono due: la prima è biologica, e legata al fatto che notoriamente con l’invecchiamento peggiora la capacità del sistema immunitario di combattere le infezioni; la seconda è sociale, derivante dalla maggior concentrazione di persone anziane nelle strutture ospedaliere e nelle case di cura, dove le infezioni si diffondono più rapidamente che altrove. Inoltre, è più probabile che una persona anziana soffra di malattie croniche che ne compromettono lo stato di salute, rendendola più vulnerabile all’infezione.
Sesso
Anche in questo caso i dati parlano chiaro: in tutte le fasce d’età, e ovunque nel mondo, il numero dei decessi è maggiore negli uomini che nelle donne. Il sesso maschile, dunque, sembra essere un forte fattore di rischio per la malattia, o meglio per i suoi esiti. Come ha spiegato l’Istituto superiore di sanità, anche in questo caso i motivi sono legati ad aspetti sia biologici che sociali. Anzitutto c’è la questione degli estrogeni della donna, che potrebbero avere un ruolo protettivo perché aumentano l’espressione del recettore Ace2, che se da una parte è usato dal virus per entrare nelle cellule dall’altra costituisce uno scudo protettivo per i polmoni e contro le malattie cardiovascolari. Di contro, gli ormoni maschili renderebbero gioco più facile all’infezione, anche indirettamente, favorendo per esempio comportamenti più a rischio come l’abitudine al fumo. E ancora: è stato mostrato che negli uomini il coronavirus può nascondersi nei testicoli dove riesce a sfuggire all’attacco del sistema immunitario. Un’altra ipotesi è che l’assetto genetico femminile sia in qualche modo più pronto a reagire alle infezioni virali: molti dei geni mappati sul cromosoma X sono infatti correlati a funzioni immunitarie.
Genetica
Anche i geni fanno la loro parte. Uno studio condotto su quasi 2000 pazienti in Italia e in Spagna, e pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha per esempio identificato un gruppo di varianti sul cromosoma 3 associate a sintomi gravi e difficoltà respiratorie nei pazienti affetti da Covid-19. Alcuni dei geni identificati sono legate alla produzione di citochine, molecole coinvolte nell’azione del sistema immunitario, e un altro codifica una proteina che interagisce con la produzione del recettore Ace2. E ancora: i ricercatori hanno scoperto che alcuni geni del cromosoma 9, quelli che determinano il gruppo sanguigno, potrebbero modificare il rischio di sviluppare sintomi gravi: pare infatti che le persone con gruppo sanguigno A siano più soggette degli altri ad ammalarsi.
Malattie croniche
Poco sorprendentemente, soffrire di malattie croniche rende più probabile soffrire di sintomi gravi da infezione di Sars-Cov-2. Un report recentemente pubblicato su Jama, relativo a 5.700 pazienti ospedalizzati per Covid-19 a New York, ha mostrato che il 94% di loro aveva almeno una malattia cronica, e l’88% di loro ne aveva più di una. Un’altra analisi, pubblicata a giugno scorso dai Centers for Disease Control and Prevention statunitensi (Cdc), ha evidenziato come le malattie croniche più comuni nei pazienti ospedalizzati per Covid-19 sono quelle cardiovascolari (nel 32% dei casi), il diabete (30%) e quelle polmonari (18%); i soggetti che soffrono di patologie di questo tipo vengono ospedalizzati sei volte in più degli altri e hanno una probabilità di morire dodici volte superiore. Il fenomeno è legato al fatto che le malattie croniche sono spesso associate a infiammazioni croniche, che compromettono la funzione del sistema immunitario; alcune di esse, tra cui diabete, ipertensione, obesità e disturbi cardiovascolari sono anche associate a un’alterazione nella regolazione del recettore Ace2. E in ogni caso le malattie croniche debilitano l’organismo, rendendolo più fragile ed esposto a infezioni.
I fattori sociali
Non è solo la biologia a determinare la gravità dei sintomi di Covid-19: anche i fattori sociali ed economici giocano un ruolo molto importante. Sempre stando ai dati divulgati a giugno dai Cdc, il 33% dei casi di Covid-19 è stato registrato in persone di etnia latinoamericana e il 22% in persone nere, sebbene i due gruppi etnici rappresentino soltanto il 18 e il 13% dell’intera popolazione statunitense. Stesso discorso per la mortalità: i neri, in media, muoiono per Covid-19 due volte di più rispetto ai bianchi. In alcuni stati americani il tasso di mortalità dei neri è addirittura quattro o cinque volte superiore a quello dei bianchi. La biologia in questo caso non c’entra niente: le minoranze etniche e i gruppi sociali più svantaggiati hanno in media meno accesso a cure sanitarie di qualità e conducono uno stile di vita meno salutare, il che li rende più esposti e meno protetti degli altri.
ENGLISH
It is one of the (many) questions on Covid-19 that is still unanswered. However, the scientific community is trying to understand better by crossing data, looking for correlations, verifying or disproving hypotheses and possibilities. The issue concerns the strong inhomogeneity of the effects of the Sars-Cov-2 infection: since the beginning of the pandemic we have observed many asymptomatic or paucisymptomatic patients, others who suffered from fever, dry cough and exhaustion, others who unfortunately suffered effects more severe, such as difficulty breathing, tightness and chest pain and loss of speech and movement, and ended up in intensive care. And at the far end of the scale are the more than 800,000 people who, to date, have lost their lives.
Understanding the causes of so much variability is far from simple. What we know for sure is that there are categories of people more at risk than others, namely the elderly, men, people suffering from chronic diseases and (especially in the Anglo-Saxon world) people of color.
Covid 19, visceral fat increases the risk of intensive care
Researchers are trying to understand how biological factors interact with each other, including changes in the immune system with aging, male-female differences, genetic variability, and socio-environmental factors, including education and wealth. to increase or decrease individual risk. Scientific American recently dealt with the question, proposing the metaphor of the matryoshka: for each person, the risk factors can be compared to dolls of different sizes. The smallest, the innermost, is linked to genes, biological sex and age, the elements that most directly influence the vulnerability to infections. The second layer consists of chronic diseases that make it easier for the virus to enter cells and / or more difficult for the immune system to suppress. The third layer, the outermost one, reflects the risks arising from environmental circumstances, including work, access to health care, lifestyle, exposure to pollutants. Let's try to briefly review all these factors.
Age
Just look at the numbers to be convinced that age is the factor that most of all determines the effects of the coronavirus infection. For example, let's look at China, where it all started: the average general mortality from Covid-19 is around 2.3%, which goes to 8% if the 70-79 age group is isolated and even 14, 8% for over 80s. The same goes for the city of New York, where half of coronavirus deaths were recorded among the over 75, and for the United Kingdom, where it was observed that patients over 80 have a 20 times higher risk of death than 50-year-olds. . There are two main reasons: the first is biological, and linked to the fact that with aging, the ability of the immune system to fight infections worsens; the second is social, resulting from the greater concentration of elderly people in hospitals and nursing homes, where infections spread more rapidly than elsewhere. Furthermore, an elderly person is more likely to suffer from chronic diseases that compromise their health, making them more vulnerable to infection.
Sex
Also in this case, the data speak for themselves: in all age groups, and everywhere in the world, the number of deaths is higher in men than in women. Male sex, therefore, appears to be a strong risk factor for the disease, or rather for its outcomes. As explained by the Higher Institute of Health, in this case too the reasons are linked to both biological and social aspects. First of all there is the question of the woman's estrogen, which could have a protective role because they increase the expression of the Ace2 receptor, which if on the one hand it is used by the virus to enter cells on the other it constitutes a protective shield for the lungs and against cardiovascular diseases. On the other hand, male hormones would make it easier for infection, even indirectly, by promoting, for example, more risky behaviors such as smoking. And again: it has been shown that in men the coronavirus can hide in the testicles where it manages to escape the attack of the immune system. Another hypothesis is that the female genetic makeup is somehow more ready to react to viral infections: many of the genes mapped on the X chromosome are in fact related to immune functions.
Genetics
Genes also play their part. A study conducted on nearly 2,000 patients in Italy and Spain, and published in the New England Journal of Medicine, for example identified a group of variants on chromosome 3 associated with severe symptoms and breathing difficulties in patients with Covid-19. Some of the genes identified are related to the production of cytokines, molecules involved in the action of the immune system, and another encodes a protein that interacts with the production of the Ace2 receptor. And again: researchers have discovered that some genes of chromosome 9, those that determine the blood group, could modify the risk of developing severe symptoms: it seems that people with blood type A are more likely than others to get sick.
Chronic diseases
Unsurprisingly, suffering from chronic diseases makes it more likely to suffer from severe symptoms of Sars-Cov-2 infection. A report recently published in Jama, concerning 5,700 patients hospitalized for Covid-19 in New York, showed that 94% of them had at least one chronic disease, and 88% of them had more than one. Another analysis, published last June by the US Centers for Disease Control and Prevention (CDC), highlighted that the most common chronic diseases in patients hospitalized for Covid-19 are cardiovascular (in 32% of cases), diabetes ( 30%) and pulmonary ones (18%); people who suffer from diseases of this type are hospitalized six times more than others and are twelve times more likely to die. The phenomenon is linked to the fact that chronic diseases are often associated with chronic inflammation, which compromises the function of the immune system; some of them, including diabetes, hypertension, obesity and cardiovascular disorders are also associated with an alteration in the regulation of the Ace2 receptor. And in any case, chronic diseases weaken the body, making it more fragile and exposed to infections.
The social factors
It is not only biology that determines the severity of Covid-19 symptoms: social and economic factors also play a very important role. Also according to the data disclosed in June by the CDC, 33% of Covid-19 cases were recorded in people of Latin American ethnicity and 22% in black people, although the two ethnic groups represent only 18 and 13% of the entire US population. Same goes for mortality: blacks, on average, die from Covid-19 twice as many as whites. In some American states, the death rate of blacks is as much as four or five times higher than that of whites. In this case, biology has nothing to do with it: ethnic minorities and the most disadvantaged social groups have on average less access to quality health care and lead a less healthy lifestyle, which makes them more exposed and less protected than others.
Da:
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