Cos’è la carenza da vitamina D e perché è importante prevenirla / What is vitamin D deficiency and why it is important to prevent it

Cos’è la carenza da vitamina D e perché è importante prevenirlaWhat is vitamin D deficiency and why it is important to prevent it


Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa



Si chiama vitamina D, ma non possiamo considerarla una vitamina in senso stretto. Il termine vitamina, infatti, identifica delle sostanze organiche indispensabili per la vita che devono necessariamente essere introdotte con la dieta poiché l’organismo non è in grado di sintetizzarle. La vitamina D, invece, viene principalmente sintetizzata tramite l’esposizione ai raggi del sole e in condizioni normali non è necessario assumerne anche attraverso l’alimentazione per raggiungere una concentrazione adeguata.

Ne parliamo con il professor Andrea Lania, Responsabile dell’Unità Operativa di Endocrinologia, Andrologia medica e Diabetologia di Humanitas e docente di Humanitas University e la dottoressa Flaminia Carrone, specializzanda dell’Unità Operativa di Endocrinologia, Andrologia medica e Diabetologia.

La vitamina D è più correttamente un pre-ormone, che ha il compito principale di regolare il metabolismo del calcio e del fosforo. L’apporto alimentare garantisce solo il 10-15% del fabbisogno di vitamina D, mentre la maggior parte è sintetizzata dall’organismo tramite sintesi cutanea. La vitamina D si trova in due forme: vitamina D2, o ergocalciferolo, di origine vegetale, e vitamina D3, o colecalciferolo, che deriva dal colesterolo ed è prodotta direttamente dall’organismo. Trattandosi di un pre-ormone, la vitamina D deve essere attivata tramite due idrossilazioni, quindi tramite due reazioni enzimatiche: la prima avviene a livello del fegato, la seconda a livello renale.

Vitamina D: quali sono le sue funzioni?

La vitamina D è una componente fondamentale della regolazione del metabolismo del calcio e del fosforo: ne favorisce l’assorbimento a livello intestinale e ne riduce l’escrezione con le urine.
Agisce anche direttamente sullo scheletro, promuovendone la crescita fisiologica e aiutandone il continuo rimodellamento, fondamentale per garantire le proprietà strutturali, l’elasticità e la forza dell’osso.

È importante che vi sia un’adeguata concentrazione di calcio nel sangue, poiché una carenza cronica può comportare un difetto di mineralizzazione ossea che porta allo sviluppo di rachitismo nel bambino e osteomalacia nell’adulto. Il rachitismo è una condizione particolarmente grave poiché riguarda ossa in via di sviluppo che non hanno ancora raggiunto il picco di massa e comporta una crescita ridotta associata a un quadro di deformità scheletriche specifiche, in particolare a livello degli arti. L’osteomalacia, invece, colpisce un osso già maturo e dunque comporta principalmente l’indebolimento dello scheletro, che diviene più fragile e suscettibile alle fratture. Sebbene si tratti di patologie ancora frequenti in molti paesi in via di sviluppo, nei paesi industrializzati sono fortunatamente condizioni sempre più rare, che nella maggior parte dei casi si presentano in una forma lieve e solo eccezionalmente comportano deformità ossee.

Negli ultimi anni, inoltre, diversi studi hanno evidenziato come la vitamina D, oltre a svolgere un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute scheletrica, sia implicata in un grande numero di funzioni fisiologiche extra-scheletriche.
La scoperta della presenza dei recettori della vitamina D a livello di molte cellule e tessuti dell’organismo ha portato, infatti, a ipotizzarne possibili funzioni pleiotropiche, ovvero a livello del sistema nervoso centrale, cardiovascolare, immunitario, così come sul differenziamento e sulla crescita cellulare.

Alcune linee di Ricerca hanno suggerito una possibile associazione tra omeostasi della vitamina D e malattie infettive, metaboliche, tumorali, cardiovascolari e immunologiche, e al momento sono in corso numerosi studi sulla correlazione tra la severità dell’infezione da COVID-19 e i livelli di vitamina D.
Nonostante il crescente interesse delle società scientifiche e la grande mole di studi prodotta è importante sottolineare che a oggi non sono ancora disponibili dati conclusivi sul ruolo protettivo della vitamina D e non esistono pertanto basi solide e incontrovertibili per raccomandare il suo impiego in questi ambiti.

Cosa fare in caso di carenza di vitamina D?

Purtroppo, in caso di carenza, non c’è sintomatologia manifesta, dunque la diagnosi avviene principalmente tramite esami del sangue. Normalmente, i valori adeguati di vitamina D sono compresi tra i 30 e i 100 ng/ml: si considera quindi insufficienza un valore tra 20 e 30, carenza un valore al di sotto di 20 e grave carenza per valori inferiori a 10. 

All’opposto, se si supera la soglia dei 100 ng/ml si verifica un eccesso di vitamina D, che può comportare anche intossicazione. Si tratta tuttavia di una condizione molto rara, che non può in alcun modo verificarsi in seguito a un’esposizione costante ai raggi solari, mentre può essere provocata da un utilizzo scorretto degli integratori.
Per questo motivo, chi presenta una carenza di vitamina D deve seguire le indicazioni dello specialista o del medico di medicina generale ed evitare di assumere integratori autonomamente.

Di norma si preferisce che il paziente segua delle somministrazioni giornaliere, settimanali o mensili di vitamina D che, in condizioni normali, viene assunta per via orale. La forma che si predilige è quella inattiva, dunque il colecalciferolo, la medesima che viene sintetizzata dal nostro organismo tramite l’esposizione solare. Solo in condizioni particolari, quali il malassorbimento, si preferisce la somministrazione intramuscolo. È importante considerare che dobbiamo attendere almeno 3-4 mesi prima che l’esito di una supplementazione di vitamina D sia confermato dagli esami del sangue.

Come si assume la vitamina D?

Alle nostre latitudini, per mantenere un livello adeguato di vitamina D, da marzo a novembre è sufficiente un’esposizione alla luce del sole di circa il 25% della superficie corporea, per almeno 15 minuti 2-3 volte alla settimana. Nei restanti mesi, invece, l’intensità dei raggi solari è insufficiente a convertire il precursore in vitamina D e per questo motivo l’esposizione solare può non bastare. 

In questo periodo determinate categorie dovrebbero controllare il proprio livello di vitamina D e valutare con il medico l’eventualità di assumere integratori. In più, anche se la loro assunzione non è risolutiva, si può anche fare ricorso a fonti dietetiche ricche di vitamina D, tra cui figurano pesci grassi come il salmone, il tonno o lo sgombro, il tuorlo d’uovo, la crusca e l’olio di fegato di merluzzo.

Quali sono le categorie più a rischio di carenza?

Le categorie più a rischio di carenze sono gli anziani (in cui la capacità di sintesi cutanea è ridotta), gli individui istituzionalizzati o con inadeguata esposizione al sole, le persone con la pelle scura (che, quindi, hanno più pigmento cutaneo che riduce l’assorbimento di raggi ultravioletti), le donne in gravidanza o allattamento, le persone che soffrono di obesità e quelle che hanno patologie dermatologiche estese, come la vitiligine, la psoriasi, la dermatite atopica o ustioni. 

Sono a rischio anche i pazienti con malattie intestinali che causano malassorbimento, quelli che soffrono di osteoporosi o osteopenia, quelli con patologie renali ed epatiche e quelli che assumono farmaci che interferiscono con il metabolismo della vitamina D, come le terapie cortisoniche croniche o anticomiziali. Queste categorie di pazienti dovrebbero controllare periodicamente il proprio livello di vitamina D e, in caso di carenza, concordare un percorso di integrazione.

ENGLISH

It is called vitamin D, but we cannot consider it a vitamin in the strict sense. The term vitamin, in fact, identifies organic substances essential for life that must necessarily be introduced with the diet since the body is unable to synthesize them. Vitamin D, on the other hand, is mainly synthesized through exposure to the sun's rays and under normal conditions it is not necessary to take it through the diet to reach an adequate concentration.

We talk about it with Professor Andrea Lania, Head of the Operational Unit of Endocrinology, Medical Andrology and Diabetology at Humanitas and professor at Humanitas University, and Dr. Flaminia Carrone, specialist in the Operational Unit of Endocrinology, Medical Andrology and Diabetology.

Vitamin D is more correctly a pre-hormone, which has the main task of regulating the metabolism of calcium and phosphorus. The food intake guarantees only 10-15% of the vitamin D requirement, while most of it is synthesized by the body through skin synthesis. Vitamin D is found in two forms: vitamin D2, or ergocalciferol, of plant origin, and vitamin D3, or cholecalciferol, which derives from cholesterol and is produced directly by the body. Being a pre-hormone, vitamin D must be activated through two hydroxylations, therefore through two enzymatic reactions: the first occurs in the liver, the second in the kidney.

Vitamin D: what are its functions?

Vitamin D is a fundamental component of regulating calcium and phosphorus metabolism: it promotes their absorption in the intestine and reduces their excretion in the urine.

It also acts directly on the skeleton, promoting its physiological growth and helping its continuous remodeling, which is essential for ensuring the structural properties, elasticity and strength of the bone.

It is important that there is an adequate concentration of calcium in the blood, since a chronic deficiency can lead to a defect in bone mineralization that leads to the development of rickets in children and osteomalacia in adults. Rickets is a particularly serious condition as it affects developing bones that have not yet peaked in mass and involves reduced growth associated with specific skeletal deformities, particularly in the limbs. Osteomalacia, on the other hand, affects an already mature bone and therefore mainly involves the weakening of the skeleton, which becomes more fragile and susceptible to fractures. Although these are still frequent pathologies in many developing countries, fortunately, in industrialized countries they are fortunately increasingly rare conditions, which in most cases present themselves in a mild form and only exceptionally involve bone deformities.

In recent years, moreover, several studies have shown how vitamin D, in addition to playing a fundamental role in maintaining skeletal health, is involved in a large number of extra-skeletal physiological functions.

The discovery of the presence of vitamin D receptors at the level of many cells and tissues of the organism has led, in fact, to hypothesize possible pleiotropic functions, i.e. at the level of the central nervous system, cardiovascular, immune, as well as on differentiation and cell growth .

Some research lines have suggested a possible association between vitamin D homeostasis and infectious, metabolic, tumor, cardiovascular and immunological diseases, and numerous studies are currently underway on the correlation between the severity of COVID-19 infection and vitamin levels. D.

Despite the growing interest of scientific societies and the large amount of studies produced, it is important to underline that to date conclusive data on the protective role of vitamin D are not yet available and therefore there are no solid and incontrovertible bases to recommend its use in these areas.

What to do in case of vitamin D deficiency?

Unfortunately, in the event of a deficiency, there are no manifest symptoms, so the diagnosis is mainly made through blood tests. Normally, the adequate values ​​of vitamin D are between 30 and 100 ng / ml: a value between 20 and 30 is therefore considered insufficiency, a value below 20 and severe deficiency for values ​​below 10.

On the contrary, if the threshold of 100 ng / ml is exceeded, there is an excess of vitamin D, which can also lead to intoxication. However, this is a very rare condition, which cannot in any way occur as a result of constant exposure to sunlight, while it can be caused by incorrect use of supplements.

For this reason, those with a vitamin D deficiency must follow the instructions of the specialist or general practitioner and avoid taking supplements on their own.

It is generally preferred that the patient has daily, weekly or monthly administrations of vitamin D which, under normal conditions, is taken orally. The preferred form is the inactive one, therefore cholecalciferol, the same that is synthesized by our body through solar exposure. Intramuscular administration is preferred only in particular conditions, such as malabsorption. It is important to consider that we must wait at least 3-4 months before the outcome of a vitamin D supplementation is confirmed by blood tests.

How is vitamin D taken?

In our latitudes, to maintain an adequate level of vitamin D, exposure to sunlight of about 25% of the body surface is sufficient from March to November, for at least 15 minutes 2-3 times a week. In the remaining months, however, the intensity of the sun's rays is insufficient to convert the precursor into vitamin D and for this reason sun exposure may not be enough.

During this period, certain categories should check their vitamin D level and evaluate the possibility of taking supplements with the doctor. In addition, even if their intake is not decisive, it is also possible to resort to dietary sources rich in vitamin D, including fatty fish such as salmon, tuna or mackerel, egg yolk, bran and l 'Cod liver oil.

What are the categories most at risk of deficiency?

The categories most at risk of deficiencies are the elderly (in whom the skin synthesis capacity is reduced), institutionalized individuals or individuals with inadequate sun exposure, people with dark skin (who, therefore, have more skin pigment that reduces the absorption of ultraviolet rays), pregnant or breastfeeding women, people suffering from obesity and those who have extensive skin conditions, such as vitiligo, psoriasis, atopic dermatitis or burns.

Patients with intestinal diseases that cause malabsorption, those suffering from osteoporosis or osteopenia, those with kidney and liver disease, and those taking drugs that interfere with vitamin D metabolism, such as chronic cortisone or anticomitial therapies, are also at risk. These categories of patients should periodically check their vitamin D level and, in case of deficiency, agree on a supplementation path.

Da:

https://www.humanitas.it/news/cos-e-la-carenza-da-vitamina-d-e-perche-e-importante-prevenirla/?utm_campaign=ich-weekly-13&utm_medium=email&utm_source=newsletter





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