"Ripuliamo Michelangelo, ma il lavoro sporco lo facciamo fare ai batteri" / "We clean up Michelangelo, but we make bacteria do the dirty work"
"Ripuliamo Michelangelo, ma il lavoro sporco lo facciamo fare ai batteri" / "We clean up Michelangelo, but we make bacteria do the dirty work"
Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa
Un gruppo di ricercatrici Enea ha brevettato una processo biotecnologico unico al mondo per togliere le patine dalle opere d'arte. Ma come spesso accade all'idea geniale mancano risorse per andare avanti.
Andate in posto lurido, inquinante, abbandonato. Fate incetta di batteri, studiateli, selezionateli e imprigionateli in un gel. Fateli morire o quasi di freddo portandoli a meno 80 gradi, “affamateli” e – solo dopo averli trasformati in fedeli pulitori al vostro servizio - liberateli davanti ad un’opera d’arte annerita dal tempo o dalla trascuratezza. Si avventeranno sullo sporco come ospiti sul buffet: patine, grasso, croste, divoreranno tutto. Nessuno come loro saprà riportare allo splendore il candido marmo di una statua, ridare vividezza ai colori di tele e affreschi o nitore alle pagine di un documento storico.
Dal letame può nascere un fiore: Fabrizio De André lo ha scritto, ma le ricercatrici dell’Enea lo hanno dimostrato. Sono loro che, applicando all’arte i principi della biopulitura, hanno creato un archivio di 1.500 microrganismi - fra batteri, funghi e alghe – capaci di “ripulire” monumenti, quadri, pagine di antichi testi. Una piccola squadra tutta al femminile, creata una decina di anni fa da Anna Rosa Sprocati e coordinata oggi da Chiara Alisi, che ha brevettato un processo biotecnologico unico al mondo, utilizzando i pochi fondi disposizione e sfruttando fino all’ultimo centesimo le risorse interne.
La missione originaria del gruppo, in verità, doveva essere quella di mettere la microbiologia ambientale al servizio delle bonifiche di terreni e luoghi inquinati. Ma analizzando le fabbriche dismesse e le miniere abbandonate le ricercatrici hanno capito che le infinitamente piccole “bestioline” che ci vivevano potevano essere messe al servizio dell’arte per la rimozione delle patine.
Una rimozione perfetta, sostenibile al cento per cento e del tutto sicura. “Perché a differenza dei prodotti chimici – spiega Alisi – non c’è alcun impatto sull’opera: il batterio mangia lo sporco e si ferma lì. Il gel brevettato viene applicato il pomeriggio e levato la mattina dopo, non c’è pericolo di impatto chimico, è tutto naturale”. Certo, precisano le ricercatrici Enea “La fase dell’indagine è fondamentale: bisogna individuare fra i 1500 microrganismi selezionati quello perfetto. Se spalmi un gel con il batterio sbagliato puoi rovinare tutto creando, per esempio, un buco sulla tela”.
La loro è una eccellenza tutta italiana, che come spesso accade, fatica ad ottenere gli investimenti di cui avrebbe bisogno per crescere. La cosa buona e che di questa incredibile storia se n’è accorto il “New York Times” che qualche mese ha dedicato alle “italiane” un ammirato articolo.
L’occasione è stata il restauro, effettuato con questa tecnica, dei monumenti funebri realizzati da Michelangelo per Lorenzo e Giuliani de’ Medici, nelle Cappelle Medicee di Firenze. Dopo quella pagina le ricercatrici Enea sono state sommerse da chiamate da tutto il mondo – da un monaco delle Hawaii che voleva ripulire un tempio, all’Università di Berkeley - da parte di chi volevano saperne di più sul loro archivio e sul magico gel.
“Peccato che di questo nostro brevetto non sia stato ancora utilizzato a pieno – spiega Anna Rosa Sprocati - così al monaco e all’Università americana abbiamo dovuto dire che non esiste un prodotto industriale da comperare”. La piccola squadra delle ricercatrici Enea si attrezza come può: interviene a chiamata, ma già allontanarsi da Roma è un problema. Così le applicazioni pratiche di tanta genialità si contano, per ora, sulle dita di una mano. Cercasi investimenti. E pensare che di progetti le ricercatrici ne avrebbero tanti: “Qui abbiamo fatto, ora sarebbe il caso di concentrare i nostri sforzi sul cambiamento climatico” avvertono.
ENGLISH
A group of Enea researchers has patented a biotechnological process unique in the world to remove the patinas from works of art. But as often happens with the brilliant idea, there is a lack of resources to move forward.
Go to a filthy, polluting, abandoned place. Stock up on bacteria, study them, select them and imprison them in a gel. Let them die or almost freeze them by bringing them to minus 80 degrees, "starve them" and - only after having transformed them into faithful cleaners at your service - free them in front of a work of art blackened by time or neglect. They will pounce on the dirt as guests on the buffet: patinas, grease, scabs, they will devour everything. No one like them will be able to restore the white marble of a statue to its splendor, restore vividness to the colors of canvases and frescoes or shine on the pages of a historical document.
A flower can be born from manure: Fabrizio De André wrote it, but the researchers from Enea have proved it. It is they who, by applying the principles of bio-cleaning to art, have created an archive of 1,500 microorganisms - including bacteria, fungi and algae - capable of "cleaning" monuments, paintings, pages of ancient texts. A small all-female team, created about ten years ago by Anna Rosa Sprocati and coordinated today by Chiara Alisi, who has patented a biotechnological process unique in the world, using the few available funds and exploiting internal resources to the last cent.
The original mission of the group, in truth, was to put environmental microbiology at the service of the reclamation of polluted land and places. But by analyzing the abandoned factories and abandoned mines, the researchers understood that the infinitely small "critters" that lived there could be put at the service of art for the removal of patinas.
Perfect removal, 100% sustainable and completely safe. "Because unlike chemicals - explains Alisi - there is no impact on the work: the bacterium eats the dirt and stops there. The patented gel is applied in the afternoon and removed the next morning, there is no danger of chemical impact, it is all natural ". Of course, the Enea researchers point out "The investigation phase is fundamental: it is necessary to identify the perfect one among the 1500 microorganisms selected. If you spread a gel with the wrong bacteria you can ruin everything by creating, for example, a hole in the canvas ”.
Theirs is an all-Italian excellence, which as often happens, struggles to obtain the investments it would need to grow. The good thing is that the "New York Times" has noticed this incredible story, which a few months devoted an admired article to the "Italians".
The occasion was the restoration, carried out with this technique, of the funeral monuments created by Michelangelo for Lorenzo and Giuliani de 'Medici, in the Medici Chapels in Florence. After that page, the Aeneas researchers were inundated with calls from all over the world - from a monk from Hawaii who wanted to clean up a temple, at the University of Berkeley - from those who wanted to know more about their archive and the magical gel.
"It is a pity that our patent has not yet been fully utilized - explains Anna Rosa Sprocati - so we had to tell the monk and the American University that there is no industrial product to buy". The small team of Enea researchers is equipped as best they can: they intervene on call, but getting away from Rome is already a problem. So the practical applications of such genius can be counted, for now, on the fingers of one hand. Investment wanted. And to think that researchers would have many projects: "Here we have done, now it would be appropriate to focus our efforts on climate change" they warn.
Da:
https://www.repubblica.it/dossier/economia/working-woman/2021/09/29/news/enea-317299018/?fbclid=IwAR0B3PADx3j_5UWTQCtpX9EzIEOySNt3B4SBKiZ2Gq7QWJ_UpuYtq9cfj2U
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