Tumori della pelle: il carcinoma basocellulare ed il carcinoma squamocellulare / Skin tumors: basal cell carcinoma and squamous cell carcinoma

Tumori della pelle: il carcinoma basocellulare ed il carcinoma squamocellulareSkin tumors: basal cell carcinoma and squamous cell carcinoma


Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa


Il melanoma è il tumore della pelle più conosciuto a causa della sua aggressività, eppure non è quello più diffuso. Il carcinoma basocellulare e il carcinoma squamocellulare sono infatti quelli che insorgono più frequentemente.

I tumori cutanei differiscono anche in base alle cellule dell’epidermide da cui si originano: il melanoma per esempio si genera dai melanociti, cioè le cellule che producono melanina, il pigmento responsabile del colore della pelle che ha la funzione di proteggere dai raggi solari. Ne abbiamo parlato con il professor Riccardo Borroni, dermatologo di Humanitas e docente di Humanitas University.

Il carcinoma basocellulare

carcinomi basocellulari, a volte chiamati informalmente basaliomi, si chiamano così perché sono costituiti da cellule che assomigliano a quelle dello strato basale dell’epidermide. Si tratta del tumore in assoluto più diffuso, non solo tra i tumori della pelle. Se ne parla poco perché non causa praticamente mai metastasi. Di solito compare dopo i cinquant’anni, ma il suo riscontro è sempre più comune, anche nelle fasce d’età più giovani, a causa dell’esposizione al sole. Per questa ragione, infatti, i carcinomi basocellulari insorgono spesso nella pelle del viso (in particolare il naso, ma anche sul collo e sul tronco), ma può svilupparsi su tutte le aree del corpo più esposte all’azione dei raggi solari.

I carcinomi basocellulari presentano più fattori di rischio. Quelli fenotipici vedono più a rischio le persone con la pelle, gli occhi e i capelli chiari. I fattori di rischio ambientale riguardano invece l’esposizione prolungata negli anni e senza protezione alle radiazioni ultraviolette. Non bisogna dimenticare che anche le radiazioni ultraviolette emesse dalle lampade e dai lettini abbronzanti sono nocive per la pelle. I raggi ultravioletti causano mutazioni nel DNA delle cellule dell’epidermide, che quando si verificano in geni critici per il controllo della proliferazione cellulare danno luogo allo sviluppo del tumore. Per questo chi ha sviluppato un carcinoma basocellulare potrebbe essere rischiare che si formi un altro basalioma o altri tipi di tumori della pelle causati dall’esposizione ai raggi ultravioletti.

Molto più rara tra i fattori di rischio è invece la predisposizione genetica che si manifesta con la sindrome di Gorlin – Goltz. Chi ha questa sindrome, oltre a sviluppare carcinomi basocellulari già tra i 20 e i 25 anni, sviluppa solitamente anche malformazioni scheletriche, tumori cerebrali e depressioni puntiformi ai palmi delle mani e alle piante dei piedi.

La cura del carcinoma basocellulare

Il carcinoma basocellulare è un tumore dallo sviluppo lento, a cui capita raramente di diffondersi verso altri organi. Ha una prognosi favorevole e il trattamento scelto, nella gran parte dei casi chirurgico, è solitamente risolutivo.

Ci sono dei casi in si valutano altre terapie non chirurgiche: quando il tumore è superficiale, oppure quando alcune condizioni del paziente (come per esempio l’età e le cure farmacologiche che sta assumendo) potrebbero comportare complicanze dell’intervento chirurgico.

Quando ci si trova di fronte a carcinomi basocellulari di tipo superficiale una delle opzioni è l’uso di imiquimod 5%, che applicato sotto forma di crema sul basalioma mobilita il sistema immunitario verso l’eliminazione delle cellule malate. Un’altra è la terapia fotodinamica, in cui l’applicazione di un particolare farmaco (l’aminolevulinato) fa sì che le cellule diventino sensibili alla luce, la quale a sua volta attiva il farmaco che debella le cellule tumorali.

Nei casi più rari di carcinomi basocellulari localmente avanzati, in cui la posizione del tumore e la sua dimensione non permettono l’asportazione chirurgica radicale, si può fare ricorso alla radioterapia o alla terapia sistemica con inibitori di hedgehog.

Il carcinoma squamocellulare

Dai cheratinociti che subiscono una trasformazione neoplastica può avere origine anche il carcinoma squamocellulare. Il decorso clinico di questo tumore è più variabile: può infatti svilupparsi in forma non invasiva, ma anche avere un potenziale metastatico.

Come il carcinoma basocellulare anche quello squamocellulare si sviluppa nelle aree della pelle più esposte al sole; i raggi UV però non ne rappresentano l’unica causa, e quindi questo tumore può originarsi in qualsiasi area della superficie cutanea e delle mucose.

Il fattore di rischio è legato al fototipo chiaro (cioè chi presenta capelli biondi o rossi, pelle chiara, occhi azzurri o verdi), oppure all’esposizione ai raggi UV e all’utilizzo di lampade e lettini abbronzanti. Anche il sistema immunitario ha un ruolo importante nella possibilità che insorga e che progredisca il carcinoma squamocellulare, che infatti rappresenta la forma tumorale più frequente nei pazienti trapiantati che sono in cura con terapie immunosoppressive. Infine un altro elemento di rischio è il contagio con il papilloma virus (HPV) che in alcuni casi può facilitare il formarsi di carcinomi squamocellulari. Seppur raramente, le ulcere croniche della pelle possono favorire lo sviluppo del carcinoma squamocellulare in quella sede. Esistono anche fattori di predisposizione genetica, ancor più rari: si tratta dell’albinismo oculocutaneo, lo xeroderma pigmentoso e l’epidermolisi bollosa distrofica.

Come si cura il carcinoma squamocellulare?

Il trattamento di prima scelta per questo tumore è la chirurgia. Nel caso delle forme in situ però, cioè quelle non ancora invasive (morbo di Bowen) può essere utile la terapia fotodinamica. Per le forme localmente avanzate di carcinoma squamocellulare cutaneo, e per quelle metastatiche, oltre alla radioterapia, sono disponibili attualmente terapie farmacologiche sistemiche (cemiplimab) che “attivano” il sistema immunitario specificamente verso ld cellule neoplastiche.

Le cheratosi attiniche

Per identificare i pazienti che sono a rischio della formazione di tumori della pelle è utile riconoscere le cheratosi attiniche (o solari). Si tratta di lesioni precancerose superficiali e non invasive, causate dall’esposizione a radiazioni ultraviolette. Questo perché se non vengono sottoposte a terapia, le cheratosi attiniche potrebbero, nel tempo, trasformarsi in carcinomi squamocellulari invasivi.

Le cheratosi attiniche si manifestano sotto forma di macchie piccole e ruvide di colore rosa o rosso che hanno la tendenza a unirsi tra loro. Di solito si originano sul viso, sul dorso delle mani e sul cuoio capelluto degli uomini calvi. Nel caso in cui si trovino sul labbro inferiore si parla invece di cheilite attinica.

Cheratosi attiniche: come si curano?

Se isolate, queste lesioni si possono trattare con crioterapia, curettage o diatermocoagulazione, mentre se sono estese o se tendono a confluire si consiglia la terapia fotodinamica o le terapie topiche (diclofenac, imiquimod o 5-fluorouracile). Si tratta di farmaci ad applicazione locale che si basano su modalità di azione differenti accomunati dalla capacità di operare sul “campo di cancerizzazione”, ovvero quell’area di pelle che è stata sottoposta ai raggi UV e in cui sono presenti le alterazioni non sempre visibili ad occhio nudo, che se non trattate rischiano di far originare un carcinoma squamocellulare.


ENGLISH

Melanoma is the best known skin cancer due to its aggressiveness, yet it is not the most common. Basal cell carcinoma and squamous cell carcinoma are in fact the ones that arise most frequently.

Skin cancers also differ according to the cells of the epidermis from which they originate: melanoma, for example, is generated by melanocytes, that is, the cells that produce melanin, the pigment responsible for the color of the skin that has the function of protecting from the sun's rays. We talked about it with Professor Riccardo Borroni, dermatologist of Humanitas and professor of Humanitas University.

Basal cell carcinoma

Basal cell carcinomas, sometimes informally called basaliomas, are so called because they consist of cells that resemble those of the basal layer of the epidermis. It is by far the most common cancer, not only among skin cancers. Little is said about it because it practically never causes metastases. It usually appears after the age of fifty, but its finding is increasingly common, even in the younger age groups, due to exposure to the sun. For this reason, in fact, basal cell carcinomas often arise in the skin of the face (especially the nose, but also on the neck and trunk), but can develop on all areas of the body most exposed to the action of sunlight.

Basal cell carcinomas have multiple risk factors. Phenotypic ones see people with fair skin, eyes, and hair most at risk. The environmental risk factors, on the other hand, concern prolonged exposure over the years and without protection from ultraviolet radiation. Don't forget that the ultraviolet radiation emitted by lamps and tanning beds is also harmful to the skin. Ultraviolet rays cause mutations in the DNA of epidermal cells, which when they occur in genes critical for the control of cell proliferation give rise to the development of the tumor. For this reason, those who have developed basal cell carcinoma could be at risk of forming another basal cell carcinoma or other types of skin cancers caused by exposure to ultraviolet rays.

Much rarer among the risk factors is the genetic predisposition that manifests itself with Gorlin - Goltz syndrome. Those with this syndrome, in addition to developing basal cell carcinomas already between the ages of 20 and 25, usually also develop skeletal malformations, brain tumors and point depressions in the palms of the hands and soles of the feet.

Basal cell carcinoma treatment

Basal cell carcinoma is a slow-growing cancer that rarely spreads to other organs. It has a favorable prognosis and the treatment chosen, in the majority of surgical cases, is usually decisive.

There are cases in which other non-surgical therapies are evaluated: when the tumor is superficial, or when certain conditions of the patient (such as age and the drug treatments he is taking) could lead to complications of the surgery.

When faced with superficial basal cell carcinomas, one of the options is the use of imiquimod 5%, which, when applied in the form of a cream on the basal cell, mobilizes the immune system towards the elimination of diseased cells. Another is photodynamic therapy, in which the application of a particular drug (aminolevulinate) causes the cells to become sensitive to light, which in turn activates the drug that kills the cancer cells.

In the rarest cases of locally advanced basal cell carcinomas, in which the position of the tumor and its size do not allow radical surgical removal, radiotherapy or systemic therapy with hedgehog inhibitors can be used.

Squamous cell carcinoma

Squamous cell carcinoma can also originate from keratinocytes that undergo a neoplastic transformation. The clinical course of this tumor is more variable: it can in fact develop in a non-invasive form, but also have a metastatic potential.

Like basal cell carcinoma, squamous cell carcinoma also develops in the areas of the skin most exposed to the sun; however, UV rays are not the only cause, and therefore this tumor can originate in any area of ​​the skin surface and mucous membranes.

The risk factor is linked to the light phototype (i.e. those with blond or red hair, light skin, blue or green eyes), or to exposure to UV rays and the use of lamps and tanning beds. The immune system also plays an important role in the possibility of squamous cell carcinoma arising and progressing, which in fact represents the most frequent form of cancer in transplant patients who are being treated with immunosuppressive therapies. Finally, another risk element is contagion with the papilloma virus (HPV) which in some cases can facilitate the formation of squamous cell carcinomas. Although rarely, chronic skin ulcers can promote the development of squamous cell carcinoma there. There are also genetic predisposition factors, even rarer: these are oculocutaneous albinism, xeroderma pigmentosum and dystrophic epidermolysis bullosa.

How is squamous cell carcinoma treated?

The first choice treatment for this cancer is surgery. However, in the case of in situ forms, i.e. those not yet invasive (Bowen's disease), photodynamic therapy can be useful. For locally advanced forms of cutaneous squamous cell carcinoma, and for metastatic ones, in addition to radiotherapy, systemic pharmacological therapies (cemiplimab) are currently available that “activate” the immune system specifically towards neoplastic cells.

Actinic keratoses

To identify patients who are at risk for skin cancer, it is helpful to recognize actinic (or solar) keratoses. These are superficial and non-invasive precancerous lesions, caused by exposure to ultraviolet radiation. This is because if not treated, actinic keratoses could, over time, turn into invasive squamous cell carcinomas.

Actinic keratoses manifest as small, rough patches of pink or red color that have a tendency to stick together. They usually originate on the face, back of the hands, and scalp of bald men. In the event that they are found on the lower lip we speak of actinic cheilitis instead.

Actinic keratoses: how are they treated?

If isolated, these lesions can be treated with cryotherapy, curettage or diathermocoagulation, while if they are extensive or if they tend to merge, photodynamic therapy or topical therapies (diclofenac, imiquimod or 5-fluorouracil) are recommended. These are drugs for local application that are based on different modes of action sharing the ability to operate on the "field of cancerization", that is the area of ​​skin that has been subjected to UV rays and in which there are alterations that are not always visible to the naked eye, which if left untreated risk giving rise to squamous cell carcinoma.

Da:

https://www.humanitas.it/news/tumori-della-pelle-il-carcinoma-basocellulare-e-il-carcinoma-squamocellulare/?utm_campaign=ich-weekly-48&utm_medium=email&utm_source=newsletter




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